Quanti siete nel gruppo Ragni? E di giovani in quanti siete?
S.T.: Il gruppo è composto attualmente da circa un centinaio di soci, di cui una parte sono alpinisti/arrampicatori attivi. I più giovani siamo io e Stefano Carnati. Siamo coetanei e cerchiamo di spingere sul lato più sportivo dell’arrampicata.
Raccontateci qualcosa delle vostre prime spedizioni ed avventure, che magari senza il supporto e la spinta del Gruppo Ragni non avreste vissuto.
M.C.: Nel 1974 ho partecipato alla spedizione di successo al Cerro Torre per la parete ovest. Quella volta abbiamo percorso oltre 100km a piedi per raggiungere la base della montagna. Per mesi abbiamo trasportato il materiale nella pampa sconfinata, attraversando fiumi in maniera fantasiosa, utilizzando barche, cavalli... Anche questo faceva parte dell'alpinismo! Io poi ero nella cordata di punta assieme a Casimiro Ferrari, ma l'intera spedizione è stato un incredibile lavoro di squadra.
S.T.: Il terreno su cui riesco ad esprimermi al meglio è il boulder, ma mi piace mettermi alla prova anche sui tiri più lunghi in falesia. Nel complesso adoro scalare su roccia, è dove mi sento più a mio agio. Negli ultimi anni sto diventando sempre più allergico alla plastica. Ho l’ambizione di andare a provare i passaggi più estetici e difficili al mondo e questo mi dà la motivazione e l’ispirazione per poter crescere sempre più come arrampicatore. Ho la fortuna di abitare a meno di due ore dal Ticino, una delle migliori zone al mondo per fare boulder in termini di qualità e concentrazione di passaggi duri.
È proprio qui che negli ultimi anni ho passato la stagione invernale per confrontarmi con questi blocchi di riferimento. E proprio qui che mi sono tolto le mie più grandi soddisfazioni. Big Paw sicuramente è uno di questi, un 8B+/C a Chironico liberato da Dave Graham che sono riuscito a salire l’anno scorso dopo una lunga lotta. Salire i blocchi firmati dai più forti boulderisti al mondo è per me motivo di orgoglio e penso che dia ancora più valore alla salita.
Durante l’estate (nel 2018 e nel 2019) sono stato invece a Rocklands, in Sudafrica, che non è poi così vicino a casa. Ringrazio il Gruppo Ragni e i miei genitori per avermi dato la possibilità di divertirmi in un posto così speciale ed affascinante di cui ho dei ricordi bellissimi.
Prossimo viaggio in programma?
M.C.: Anche se non faccio più spedizioni alpinistiche, mi piace viaggiare. La Patagonia per me è diventata come una seconda casa, ho un sacco di amici là, anzi forse è il posto dove ho più amici! Ora è inverno, mi mandano le foto che sta nevicando. Proprio in questi giorni ha fatto un metro di neve! L'ultima volta che sono stato ad El Chalten è stato l'inverno scorso, ma mi hanno invitato a tornarci anche nei prossimi mesi. Vedremo!
S.T.: Con la situazione attuale dovuta al Covid-19 è difficile fare programmi a lungo termine. Penso che per ora andrò a visitare alcune zone non troppo lontane da casa, dedicandomi anche alla falesia per un po'. Sicuramente quest’autunno vorrei tornare a Fontainbleau, una delle aeree che preferisco di più sia come roccia che come stile di scalata.
Il gruppo Ragni sicuramente vi ha dato e vi dà molto a livello di motivazione e stimoli. Pensate di riuscire a dare indietro a vostra volta qualcosa al gruppo?
M.C.: Sono stato Presidente del Gruppo per un bel po' di anni. Credo di aver aiutato i giovani a intraprendere la loro strada. Come quando ho spinto Matteo Della Bordella a tentare la Torre Egger ancora nel 2010. Ci sono stati dei momenti nei quali invece mi sono sentito di dover convincere i miei compagni di cordata a rinunciare, come sul Cerro Piergiorgio, pericoloso per le frequenti scariche di sassi, oppure durante la spedizione al Cho Oyu, per il grande rischio valanghe. Entrambe le volte comunque non è stato difficile convincere i miei più giovani compagni di spedizione. Mi rispettavano, perché non parlavo spesso; quando lo facevo c'era sempre un motivo.
S.T.: Sicuramente essere membro di un gruppo così prestigioso mi da un forte stimolo a dare sempre il 100% quando sono in viaggio o quando ho un obiettivo in testa. Penso che loro apprezzino il mio impegno e la mia dedizione in quello che faccio e siano un po’ affascinati e incuriositi da questa disciplina più moderna che è il boulder. Attraverso le mie salite spero di riuscire a fargliela conoscere ed a dimostrare che, nonostante sia un’attività distante dall’alpinismo, ciò che ci accomuna nel gruppo è la forte voglia di alzare sempre l’asticella indipendentemente dall’ambiente in cui ci si trova.
Che rapporto hai con gli altri membri del Gruppo? Pensi di aver imparato qualcosa in particolare dalla vecchia guardia dei Ragni?
S.T.: Non ho dei rapporti stretti con i Ragni più storici, mentre con i Ragni più giovani mi è capitato di condividere delle belle giornate a scalare. Rispetto a me hanno una decisa impostazione alpinistica. Ciò mi affascina e mi permette di imparare molto, soprattutto sull’approccio e sull’atteggiamento mentale nei confronti di una salita.
Dalla vecchia guardia ho imparato che anche partendo da zero, con attrezzature “primitive” rispetto a quelle attuali si possono fare cose enormi, ciò che conta è una forte passione e la capacità di crederci sempre fino in fondo, niente è impossibile.
Qual è la tua visione sul futuro dell'alpinismo?
M.C.: L'alpinismo è cambiato molto rispetto ai miei tempi. Ciò che è cambiato di più è la testa dei ragazzi, ora si preparano meglio sotto tutti i punti di vista. Noi invece semplicemente andavamo in montagna... Adesso però non è così facile trovare montagne nuove e belle. Forse in Himalaya c'è ancora spazio, non sulle vie normali alle cime di 8000mt, ma sulle cime tecniche ed inesplorate di quota leggermente più bassa. I ragazzi hanno tanta voglia di trovare qualcosa di nuovo, bisogna aiutarli!
Arrampicata alle Olimpiadi, trad di alta difficoltà, esplorazioni. Come ti vedi in futuro?
S.T.: Penso che l'entrata dell’arrampicata sportiva alle Olimpiadi sia un momento storico. Questa disciplina sta ricevendo sempre più interesse, anche grazie alla nascita di molte palestre nelle grandi città. Sono molto curioso di vedere come evolverà la situazione. Da un lato sarei contento se l'arrampicata ricevesse più attenzione come altri sport più mainstream, dall’altro lato sono convinto che ci vorrebbe un’educazione più ferrea per quanto riguarda la sicurezza e il rispetto della roccia e dall’ambiente, soprattutto in un momento così difficile di sofferenza per il pianeta.
Ad essere sincero il trad è un’attività che spesso mi stuzzica l’attenzione, come anche la scalata su highball, ma sono entrambe attività molto intense dal punto di vista psicologico e penso di non essere ancora pronto per affrontarle appieno.
Per ora mi lascio ispirare da ciò che mi piace e da ciò che mi dà più soddisfazione, ma non è escluso che in futuro io decida di cambiare stimoli e dedicarmi anche alle multipitch e l’alpinismo.
Credo che il bello dell’arrampicata sia proprio la sua varietà di attività, per godersi la montagna nel modo che ognuno ritiene più adeguato per sé!
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