Quest'anno ho visto veramente quanto queste persone abbiano un accesso limitato agli sport di montagna. D'ora in avanti proverò a fare qualcosa per loro dopo ogni mio viaggio: quest'estate ad esempio, dopo la mia spedizione in Hunza, starò qualche settimana in più a chiodare delle falesie ed insegnargli ad arrampicare."
Chi ha avuto l'idea di questo viaggio?
"L'idea iniziale è stata di Julien Herry, detto "Pica", che vi ho nominato prima. Alcuni anni fa Pica ha avuto un incidente mentre stava facendo snowboard nella regione pakistana di Hunza. Mentre veniva medicato a Islamabad, ha incontrato alcuni sciatori locali, interessati a conoscerlo e ad una sorta di scambio culturale. Pica è stato anche contattato dallo sci club dell'Hindukush, che promuove gli sport invernali nella zona di Chitral. Ci hanno chiesto quindi di condividere la nostra competenza ed esperienza con loro e ci hanno invitato a Madaklasht...
Madaklasht è un piccolo villaggio lontano da tutto, che veniva visitato dagli inglesi negli anni trenta con scopi sciistici. Fin da allora i locali si sono incuriositi ed entusiasmati per questo nuovo sport, ed hanno iniziato a costruire sci di legno. Quando hanno saputo che alcuni francesi erano venuti in Pakistan per sciare, hanno subito contattato Pica e gli hanno chiesto di visitare il loro villaggio e partecipare al festival di sci e snowboard. Pica mi ha chiesto di unirmi...e via! Il viaggio era già mezzo organizzato!"
Qual è stato l'obbiettivo principale di questo viaggio quindi?
"Volevamo offrire alla popolazione locale un modo ed una scusa per divertirsi! Abbiamo portato attrezzatura da sci in abbondanza e volevamo riuscire a dare accesso allo sport a tutte le persone di Madaklast. Abbiamo creato una specie di magazzino, con dei ragazzi incaricati della gestione. Poi è venuto il momento di formare i futuri sciatori sulla sicurezza e sulla tecnica, oltre che sulla manutenzione dell'attrezzatura."
Che feedback avete avuto dalla gente di Madaklast?
Direi molto positivo, anche se devo ammettere che a volte le differenze culturali sono state difficili da gestire. Tuttavia, l'interesse delle persone per quello che facevamo ed il modo in cui ci hanno accolto e si sono presi cura di noi sono stati meglio di qualsiasi feedback. Eravamo in sintonia e si è creato un bel legame. Da quando siamo tornati in Europa continuano a mandarci messaggi e foto, tutti giorni. Credo sia la prova della loro riconoscenza e di quanto hanno apprezzato la nostra visita ed il nostro impegno per loro."
Stai pensando di tornare là in futuro quindi?
"Sicuramente! Vorrei impegnarmi per promuovere gli sport legati al mondo verticale, arrampicata su roccia quest'estate e arrampicata su ghiaccio il prossimo gennaio. Spero poi di avere l'occasione di tornare a sciare con la gente di Madaklast nei prossimi anni, per vedere come sono andate avanti le cose dopo quello che abbiamo seminato ora."
Quali sensazioni hai provato rispetto ad una normale spedizione?
"È stata una cosa completamente diversa! Questo viaggio è stato il più ricco in assoluto di emozioni e di rapporti umani. Durante una spedizione tutto accade velocemente, bisogna sempre essere focalizzati sull'obbiettivo, è difficile dare spazio ad altre cose. Questa volta invece siamo stati due settimane con la popolazione locale, vivendo come loro, assieme a loro. Il calore con il quale ci hanno accolto e la passione che mettono in ogni cosa sono stati incredibili. È stata anche un'esperienza per me unica vedere come le persone di quei villaggi remoti vivono la stagione invernale, con tutti i problemi e le complicazioni di cui spesso non ci rendiamo conto."
Com'è stato poi tornare a casa?
"Ero assolutamente distrutto. Completamente svuotato, altro che cime di 8000 metri.. Il viaggio è stato arricchente e intenso oltre ogni immaginazione. Questo tipo di esperienze ti spingono a ripensare a quello che stai facendo nella vita, a quale sia il tuo scopo su questa terra, a dove vuoi arrivare e perché..."