Complimenti Sean, hai realizzato un sogno. Colin Haley, uno che di Patagonia se ne intende (ed anche di solitarie), ha definito la tua salita come "la solitaria più impressionante mai fatta in Patagonia, con una logistica difficile anche solo da immaginare." Da dove hai iniziato?
Ho cominciato a pensare alla traversata del Fitz Roy dopo che l'hanno fatta Tommy Caldwell e Alex Honnold, un paio d'anni fa. Mi piaceva l'idea di scalare una via così lunga ed estetica e testare l'acustica musicale da ogni vetta!
Hai fin da subito pensato che ti sarebbe piaciuto scalarla in solitaria?
In realtà pensavo di andarci in compagnia. Convincere Nico Favresse a venire con me sarebbe stato molto facile, non ho dubbi! Abbiamo scalato insieme per 25 anni, condiviso moltissime avventure. Siamo una cordata efficiente, scaliamo veloci e la sua piccola chitarra offre un buon accompagnamento musicale. Quando mi è entrato in testa il tarlo di andare da solo, la sfida sembrava semplicemente troppo grande, quasi scoraggiante. Ho pensato di dare un occhio alla relazione delle salite a cuor leggero e vedere che ne saltava fuori, se riuscivo a mettere insieme tutti i pezzi. Nelle lunghe sere dell'inverno australe ho avuto tempo di immaginare e progettare. Poi lentamente il seme ha cominciato a germogliare, ho iniziato a pensare che sarebbe stato possibile. Mi sembrava realistico ipotizzare di metterci una decina di giorni, ma se ci fosse stata una finestra di meteo decente per sei giorni (già estremamente rara in Patagonia), ci avrei semplicemente provato. Solo per la curiosità di vedere fino a dove sarei riuscito ad arrivare.
Ti sei allenato in maniera diversa dal solito?
Il mio allenamento si basa sulla corsa, il trave, il nuoto (solo in acque gelide), sollevamento tronchi ed altre cose pesanti che trovo in giro, trazioni, flessioni, stretching e mobilità, yoga, Tai Chi, Qi Gong, meditazione e visualizzazione...insomma le solite cose.
Hai passato un anno ad El Chalten, perché hai deciso di trascorrere il lockdown iniziale e poi tutto questo tempo laggiù in Patagonia? È il luogo dove ti senti a casa?
Mi sento a casa in ogni posto dove mi tolgo lo zaino dalle spalle e lo appoggio per terra. L'inverno in Patagonia è stato stupendo. Freddissimo e con un sacco di neve e ghiaccio! Ho fatto boulder, arrampicata sportiva, ho sciato, mi sono allenato ed ho scalato cascate di ghiaccio. Ho anche imparato a suonare un nuovo strumento musicale, la cornamusa irlandese. Mi sta piacendo un sacco! All'inizio sono rimasto bloccato qua dal lockdown, il mio volo è stato cancellato. Poi, se veramente avessi voluto tornare in Europa, avrei potuto contattare l'ambasciata. Mi sembrava comunque una cosa complicata, e la realtà è che mi piace troppo stare qua. Dopo il lockdown iniziale non ci sono più stati casi di Covid a El Chalten, l'atmosfera era rilassata e la vita scorreva tranquilla.
Perché hai scelto di provare la traversata nel verso opposto rispetto a quanto fatto da Tommy e Alex?
Volevo solo fare qualcosa di diverso, scalare su terreno sconosciuto, provare una nuova sfida.
Hai mai avuto paura? Oppure il desiderio di avere un compagno di cordata?
È stata una mia scelta andare lassù da solo, era proprio quello che volevo e cercavo. Non me ne sono mai pentito.
Durante la traversata hai compiuto quarant'anni, tanti auguri! Qual'è stata la tua torta di compleanno?
Mi sono festeggiato con sette torte di compleanno, tutte senza glutine e senza zucchero: Aguja de l’S, Saint-Exupéry, Poincenot, Rafael-Juarez, Fitz Roy, Mermoz and Guillaumet. Granito duro come il ferro ed ogni tanto del ghiaccio come topping... deliziose!
Sei uno scalatore specialista della libera sulle grandi pareti, delle vie dure in posti remoti. Non avevamo mai sentito parlare di te come di un solitario.
È vero, non ho tanta esperienza come arrampicatore solitario, mi sono preparato in vista di questo obbiettivo. Ho sempre ammirato molto Silvia Vidal, il suo approccio e la sua filosofia. La sua etica ferrea e la sua capacità di immergersi per lungo tempo dentro le montagne da sola, senza contatti o aiuti esterni. Questi 5 giorni da solo a cavallo del Fitz Roy sono stati magici. Macinare metri e metri di lunghezze di corda, su e giù, albe e tramonti, i condor che mi passavano accanto per salutarmi. È stata un'esperienza profonda, sento di averla vissuta al massimo!
Cosa hai pensato in cima alla Aguja de l'S, la prima cima?
Questa è una maratona, non uno scatto. Prenditela comoda Sean, stai vivendo un'avventura meravigliosa!
Cosa hai pensato invece in cima alla Guillaumet, ultima cima dello skyline?
È un sogno. Sto vivendo un sogno che si sta realizzando proprio in questo momento!
Credits: Giovanni Zaccaria
Photo Credits: Sean Villanueva, Colin Haley
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