In ogni caso, non potevamo neanche sognarci di andare ad Arco, a Finale o in Val di Mello. Presa la patente ci siamo allargati un po’, ma avendo a disposizione così tanta roccia vicino a casa finiva sempre che si restava in zona. Qualche volta con gli amici abbiamo provato ad organizzare una trasferta per il Melloblocco, ma non se n’è mai fatto niente. Ed ora pure il Melloblocco è finito.
Pur non essendoci mai stato anche per me quella valle era già un posto magico, non fosse altro che per tutte le storie di grandi imprese che ho sentito raccontare o che ho letto su riviste e libri. Per questo quando il Paolino (aka Paolo Marazzi) mi ha scritto che se volevo far due foto lui era “in Valle” per qualche giorno, il meteo era buono e i colori autunnali uno spettacolo, ho colto la palla al balzo. Non avevo idea di che foto avremmo fatto, ma se non altro non avrei più dovuto vergognarmi di non aver mai visto la Val di Mello con i miei occhi.
Sono arrivato a metà giornata, con calma. L’indicazione era di salire la Val Masino fin che avrei trovato il furgone del Marazzi a bordo strada. Eccolo…però non c’è nessuno. Dopo un po’ arrivano, Paolino e Matteo Colico. Dicono che han già fatto 10 o 15 tiri in mattinata. Saliamo in Valle e appena scendo dal furgone ho la conferma: quel luogo è veramente magico. Sembra uscito da una scena del Signore degli Anelli. Il silenzio è rotto solo dall’acqua che scorre lenta, formando in un’ampia radura uno specchio perfetto. Il bosco è un misto di colori di un’intensità sorprendente e al di sopra di esso roccia, roccia dappertutto. Penso di averne visto così tanta superficie arrampicabile in un unico sguardo solo a Yosemite.
Paolino la zona la conosce perfettamente e (cosa rara in un climber) sa anche di cosa ho bisogno per fare delle belle foto. Di solito gli arrampicatori pensano che più alto è il grado della via, o più sono belli i movimenti, migliori saranno le foto. Sebbene esistano tiri di difficoltà estrema che sono anche molto belli da fotografare, raramente le due cose coincidono. In una foto l’ambiente circostante non è meno importante dei movimenti che eseguirà il climber. I movimenti stessi, per essere belli dal punto di vista fotografico, non devono necessariamente essere di difficile esecuzione. In questo caso, con un paesaggio così pittoresco, sarebbe un peccato limitarsi a fotografare una persona che scala.
Dobbiamo fotografare una persona che scala “in Valle”. In una decina di minuti raggiungiamo una fessura perfetta che taglia una placca liscia di granito. Facciamo qualche foto, poi parlando Paolino propone un vecchio mono tiro del leggendario Tarcisio Fazzini, che parte da una cengia che sovrasta la valle. Il posto perfetto per delle belle foto. Dopo qualche minuto di “ravano” siamo alla base del tiro; la vista è spettacolare e la luce radente del tardo pomeriggio rende i colori ancora più caldi. E il tiro è bellissimo. Aveva occhio, il Tarci. Eccola la foto che cercavamo. Il sole è già tramontato quando torniamo al furgone ma la giornata non è finita, almeno non per noi.
Su suggerimento di Matteo troviamo uno spot perfetto per la “blue hour”, quel breve lasso di tempo tra il tramonto e il buio, quando tutto si tinge di blu. A scuola mi avevano insegnato a chiamarlo crepuscolo, ma al giorno d’oggi fa più figo usare sempre parole inglesi. Blue hour. Fotografare durante la blue hour (o crepuscolo, decidete voi) è abbastanza complicato. Il momento dura pochissimo: se per alba e tramonto abbiamo circa 45 minuti, la blue hour non dura più di 15. C’è pochissima luce quindi bisogna spingere la fotocamera al limite e allo stesso tempo, se si fotografa arrampicata, il climber deve scalare alla luce della frontale, non proprio semplice quando come in questo caso la via in questione è un 7c molto strapiombante. Comunque per Paolo e Matteo non sembra essere un gran problema, e senza batter ciglio iniziano a scalare proprio al momento giusto. E io inizio a scattare.
Ne esce forse la foto migliore della giornata, con Paolo stagliato contro il cielo plumbeo e il Cavalcorto sullo sfondo. Non male, per la mia prima giornata in Valle. Il piano era di far qualche foto anche l’indomani ma al risveglio siamo accolti dal rumore della pioggia. Poco male, sarà per la prossima. Perché sicuramente ci tornerò qui, presto. Per scalare, e anche per fotografare “la Valle”.
Credits: Paolo Sartori
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