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JERNEJ KRUDER - LA PASSIONE PER L’ARRAMPICATA

Come molti arrampicatori, il ventinovenne sloveno si è approcciato al mondo verticale arrampicandosi sugli alberi, da bambino. Eccezion fatta per pochi coraggiosi, le somiglianze con l’infanzia di tutti noi finiscono qui, proprio quando comincia a farsi strada il suo entusiasmo innato e l’amore per l’arrampicata. Mentre rievoca la sua infanzia, Jernej scoppia in una risata e ricorda quando “saltava dalla cima di un albero all’altra” e sgusciava su per le aste portabandiera e le recinzioni: se una cosa era verticale, lui la scalava. All'età di sette anni, il passo logico successivo è stato dedicarsi all'arrampicata indoor presso il club locale della sua città d’origine, Celje.



Com’è consuetudine in Slovenia, è stato introdotto alle competizioni quasi subito, ha scoperto di essere un avversario temibile e si è goduto le sfide. In quello stesso anno i suoi allenatori lo hanno iniziato all'arrampicata outdoor e si è accesa così in lui la determinazione ad arrampicare all'aperto il più spesso possibile. Jernej spiega: "Quando avevo 14 anni, ero abbastanza grande per andare ad arrampicare in outdoor da solo e ho iniziato a chiedere ai miei genitori di portare me e i miei amici in auto in nuove zone. Non mi importava nemmeno delle condizioni climatiche [del freddo] volevo solo arrampicare all’aperto".
 
Questo entusiasmo per l’arrampicata ha consentito a Jernej di porre le basi per diventare un atleta forte e poliedrico. Entrato a far parte del team Slovenian Youth International, ha conquistato diversi titoli, come quello di vicecampione Youth, categoria Speed. Ha anche iniziato ad affrontare vie impegnative in Slovenia, come la Botulin (8c+), a Kotečnik. Poco più che ventenne, Jernej ha continuato a piazzarsi bene nelle competizioni: alcuni esempi della sua lunga lista di successi includono un 4° posto alla sua prima finale in assoluto nella Vail World Cup 2010 e un 1° posto al Rock Masters 2014 di Arco, per citarne solo alcuni. Allo stesso tempo, Jernej spuntava dal suo elenco anche delle vie all’estero: nel 2013 si è occupato del boulder The Story of Two Worlds (8c) a Cresciano, in Svizzera, e nel 2015 ha fatto la sua prima salita della Massacrate (9a+), che comprende oltre sessanta movimenti e al tempo era la salita più difficile della Slovenia. 
 


Dall'esterno si potrebbe avere l’impressione che il rigoroso allenamento agonistico lo abbia aiutato nell’outdoor, ma a circa venticinque anni Jernej sentiva di non aver espresso il suo vero potenziale sia su roccia che in indoor. Inoltre, i rigidi programmi imposti dagli allenatori non si sono mai sposati con la sua visione dell'arrampicata, ostacolando il successo personale e il divertimento. Jernej racconta: "Non volevo passare troppo tempo all'aperto perché avevo paura di perdere l'allenamento e di non riuscire quindi a prepararmi bene per la Coppa del Mondo, ma così facendo non avevo tempo per i miei progetti. Alla fine della stagione non stavo gareggiando bene come avrei voluto, una situazione che mi ha fatto sentire come se per tutto l'anno non avessi ottenuto risultati".
 
Nella primavera del 2018, frustrato da questo circolo vizioso e alla ricerca di una soluzione prima di rinunciare alla Coppa del Mondo, Jernej ha deciso di cambiare il suo approccio di allenamento e di godersi alcune vie multipitch. "Speravo che concentrarmi su progetti ambiziosi avrebbe potuto sostituire i miei allenamenti", spiega. Quella primavera, a Osp, in Slovenia, ha fatto due multipitch (8b+) e, unendosi alla Nazionale prima dell'inizio della stagione, ha notato con piacere che la sua forza in indoor non era diminuita affatto.

Le belle notizie non si sono però limitate alla forza muscolare. Con l'avanzare della stagione di Coppa del Mondo, Kruder si è ritrovato tranquillo e concentrato durante le competizioni. Riusciva a guardare oltre i singoli errori, e non lasciava più che fossero le singole tappe a definire il suo duro lavoro. Il fatto di poter godere dell'energia positiva del pubblico e di divertirsi durante le competizioni e gli eventi ha permesso a Jernej di mettere il turbo per tutta la stagione, conquistando alla fine il titolo di campione di Coppa del Mondo generale del 2018.
 
Jernej ha così creato un nuovo sistema che rispetta la sua passione per l’arrampicata a tutto tondo e gli permette di utilizzare uno stile di allenamento che concilia forza, resistenza e potenza senza essere svuotato dall'iperconcentrazione. Adesso cambia specialità durante tutto l'anno, così come cambiano le stagioni. In inverno, quando fa freddo, si arrampica su boulder. In primavera e in autunno, non vede l'ora di darsi all'arrampicata sportiva. Quando il caldo si fa sentire, durante l'estate, sperimenta vie multipitch per allenare la resistenza. Allo stesso tempo, si presenta alle gare in forma, entusiasta e lucidamente pronto per la performance.
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Questo metodo lo ha aiutato a conquistare il 1° posto ai Mondiali di Mosca del 2019, e a concludere la stagione nella top 10 del ranking. Nello stesso anno si è anche messo alla prova con il famoso Dreamtime (8c) a Cresciano, in Svizzera, e ha arrampicato sul Bumaye (8c+), a Margalef, in Spagna. Parlando dei suoi successi e dell’appagamento che trae dall'arrampicata, Kruder condivide una passione da cui crede che ogni arrampicatore possa trarre beneficio. "Arrampicare è divertente perché si è appagati ogni volta che lo si fa. Fai una via per la prima volta? È appagante. Fai un movimento che non ti era mai riuscito prima? È appagante. Nell’arrampicata, l’appagamento è costante e deriva dai piccoli piaceri". Il suo allenatore gli ha trasmesso questo mantra da giovane, ed è una lezione che a sua volta lui cerca di insegnare ai futuri arrampicatori. Perché, come esclama Jernej, "sono questi piccoli traguardi a restarmi fissi in mente, e sono la ragione per cui continuo ad arrampicare". Quindi, che il nome di Jernej Kruder in futuro sia legato alle competizioni, ai boulder o alle vie lunghe, possiamo essere sicuri che, sopra ogni cosa, inseguirà il piacere dei piccoli traguardi e il divertimento.

​​​​​​​​​​​Credits: Tristan Hobson
Photo Credits: Jure Vilcnik, Luka Tambaca
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