La passione di Katherine per la disciplina e il piacere di sfidare se stessa crebbero, e così a 10 anni il suo allenatore la incoraggiò a partecipare ad una competizione regionale a Saint-Légier, in Svizzera. Il regolamento prevedeva di scalare vie sempre più difficili, iniziando con un grado 5a.
Katherine riuscì a proseguire fino al 6c, vincendo la gara. L'esperienza le piacque molto. "La folla, l'adrenalina e la sfida con se stessi" stregarono la giovane scalatrice, accendendo il suo entusiasmo per la crescita personale. All'età di 11 anni, Katherine partecipò alla sua prima gara nazionale, e a 14 anni fu invitata ad unirsi alla nazionale svizzera, dove scalò i ranghi con diversi podi al secondo anno di presenza.
Tuttavia, il suo sogno proibito era l'oro in un campionato del mondo, un obiettivo su cui aveva messo gli occhi prima di entrare nella nazionale. "A 13 anni, la nazionale svizzera mi invitò alle selezioni; in un questionario, ci veniva chiesto quali fossero i nostri obiettivi, e io risposi 'migliorare sempre nell'arrampicata, e diventare Campionessa del Mondo', il sogno che avevo sempre inseguito". Ci andò vicina dopo essere entrata nella classe Youth A a 16 anni, con un secondo posto nella categoria Lead ai Campionati Mondiali Giovanili di Sydney, in Australia. L'anno successivo, nella città francese di Valenza, combatté nuovamente per coronare il suo sogno. Dopo cinque ore di isolamento, pareggiò con un'ascesa ormai incisa nella sua memoria. "Mi sembrava di volare sulla via, dovevo lottare, ma i movimenti si susseguivano in modo fluido, proprio come nella coreografia che avevo provato nella mia testa". Katherine cadde a 3/4 della via, tornando in isolamento per aspettare la performance degli ultimi due arrampicatori, entrambi francesi. Mentre il tempo scorreva via, si chiedeva se il tifo del pubblico fosse legato alla prestazione degli avversari o rappresentasse semplicemente una manifestazione di orgoglio nazionale. Ma in soli dieci minuti i giudici annunciarono il risultato: Katherine era diventata Campionessa del Mondo del 2009 nella categoria Lead Youth A.
Per Katherine, la competizione, come molti altri aspetti della sua vita, non serve a dimostrare qualcosa agli altri. Il podio si conquista "dando il meglio di sé, con un mix metodico di lavoro e sentimento". E, come spiega lei, vincere significa "sentire il tuo corpo in perfetta simbiosi con la tua mente per realizzare cose di cui non avresti mai pensato di essere capace. La forza non viene dalle capacità fisiche, ma dalla mente". Fin da giovanissima, Katherine ha coltivato questa visione personale, che continua ancora oggi a guidare la sua attività agonistica.
Gli incontri trimestrali con i suoi compagni di squadra a Berna hanno contribuito a far germogliare la sua filosofia di arrampicata in un ambiente galvanizzante rispetto al suo gruppo giovanile, sia per la grandezza della struttura, dotata di pareti estese, sia per la concentrazione della squadra con cui si allena. Il suo gruppo giovanile, invece, si riuniva per divertirsi sulla parete di 7x6 metri del club alpino locale oppure all'aperto, nelle giornate di sole in falesia. Durante una di queste uscite, all'età di 10 anni, Katherine incontrò Cédric Lachat, di 8 anni più grande di lei, che gareggiava in Coppa del Mondo. L'incontro fu decisivo, poiché Cédric la invitò ad allenarsi sul suo spray wall a 20 minuti di macchina da casa. Con il passare degli anni, questi allenamenti si fecero regolari, e a 16 anni, per partecipare alle sessioni trisettimanali, Katherine a volte faceva l'autostop all'andata e al ritorno dopo la scuola. Nel corso degli anni, Cédric è diventato non solo un mentore per l'allenamento e l'arrampicata, ma anche un amico per la vita. Katherine spiega: "Cédric mi ha insegnato ad allenarmi, ma soprattutto a non dimenticare che l'arrampicata è solo un gioco, e non bisogna prenderla troppo sul serio".
Grazie a questa amicizia, Katherine ha anche sperimentato la prima vera uscita di arrampicata all'estero, a 14 anni, visitando Céüse, in Francia. L'avventura l'ha fatta innamorare di questa storica area dedicata all'arrampicata ma, soprattutto, ha stimolato la sua voglia di viaggiare, incontrare persone e vivere le culture attraverso la sua disciplina, un desiderio che da allora non l'ha mai abbandonata. Un percorso coronato da un viaggio intorno al mondo all'età di 22 anni, quando lei e il suo fidanzato Jim, anche lui appassionato di arrampicata, si sono presi una pausa dall'università e sono partiti per otto mesi, arrampicando in Cina, Thailandia, Giappone, Stati Uniti e Sudafrica. Durante questa esperienza, ha eseguito la sua prima China Climb (8c), a Yangshou, in Cina, seguita dalla Southern Smoke (8c+), nella Red River Gorge, negli Stati Uniti. E se il filo conduttore del viaggio era l'arrampicata, la scoperta del mondo gli ha conferito un significato più profondo. Secondo Katherine, "l'elemento più importante di un viaggio è incontrare persone di culture diverse. È un'esperienza che arricchisce, rende umili e apre la mente".
Imparare dagli altri e arricchire la propria vita ha stimolato in Katherine un desiderio di aiutare le persone che, come lei stessa afferma, "trascende me e l'arrampicata". La giovane atleta ha perseguito questo interesse in molteplici modi, tra cui una partnership con Protect our Winters, un'organizzazione no-profit che si occupa del clima. Katherine è anche volontaria di ClimbAID, una no-profit che "porta la gioia dell'arrampicata alle comunità colpite dalla guerra, dalla povertà o costrette ad abbandonare la propria terra". Nel 2019, con ClimbAid, Katherine ha visitato il Libano per tenere un corso di arrampicata per i rifugiati. In veste di allenatrice, ha trascorso del tempo con i partecipanti aiutandoli a "vincere la paura dell'altezza, trovare la gioia nei movimenti e scoprire il divertimento dell'arrampicata". Ma soprattutto, Katherine ha potuto ascoltare e imparare, assorbendo le esperienze, la cultura e i racconti di vita dei rifugiati.
La voglia di aiutare gli altri non si limita solo a ClimbAID. Nel 2016 Katherine si è laureata in legge specializzandosi in salute, diritti umani, diritti dei migranti e dei lavoratori. Un percorso che ha trovato, spiega lei, "attraverso il desiderio di aiutare le persone che non necessariamente conoscono tutti i propri diritti, e dalla volontà di aiutarli a far valere questi diritti per migliorare la propria situazione". Grazie a questa laurea, ora lavora come consulente legale in una società che si occupa di servizi sociali non lontano dalla sua attuale città di Moutier, in Svizzera.
Destreggiandosi prima tra gli studi e il volontariato, e ora con la carriera, si potrebbe pensare che la carriera sportiva di Katherine sia rallentata. Assolutamente no, anzi: è successo l'opposto. Nel 2018, poche settimane dopo il 7° posto nella categoria Lead alla Coppa del Mondo di Kranj, ha eseguito il suo primo 9a, la Cabane au Canada, a Rawyl, in Svizzera. Poi, nel 2019 ha partecipato alla Jungfrau Marathon (9a) a Gimmelwald, sempre in Svizzera. In cerca di nuove sfide e in seguito alla cancellazione della stagione agonistica 2020, ha messo gli occhi su un progetto multi-pitch. Poco dopo aver imparato a gestire le corde e l'esposizione su pareti verticali lisce, ha affrontato la Damme Cookie (8a+), una via di 120 metri sul Verdon, in Francia. Felice di "sfidare i suoi limiti e lottare per superarli", Katherine ha messo gli occhi su un altro multi-pitch, 6.4 Sekunden, una via di 170 metri con punte di difficoltà fino a 8b/+ sulla Fürenwand, in Svizzera. Affrontare la calata ogni giorno e apprendere i movimenti complicati in condizioni di maltempo hanno scatenato ondate di emozioni sulla strada per la gestione delle barriere mentali e fisiche dell'arrampicata. Ma alla fine, dopo 16 giorni, ce l'ha fatta, pazza di gioia sia per aver espugnato la via che per aver superato gli ostacoli della sua mente.
Il lato mentale dell'arrampicata è fondamentale per Katherine, che descrive il suo desiderio di sfida e progressione con calma e metodo. "Mi piace il successo, ma la cosa più interessante è il processo, l'approccio e il percorso per arrivarci. Trovare risorse inimmaginabili, soluzioni a problemi complessi posti dalla roccia e continuare a crederci quando tutto sembra perduto è ciò che mi motiva. Quando ci si avvicina così tanto ai limiti delle proprie prestazioni, è soprattutto una questione di perfezionismo", un'affermazione che corrisponde allo stile fluido e preciso della sua arrampicata.
Con una voglia di mettersi alla prova così smisurata, è difficile prevedere il prossimo obiettivo di Katherine. Ma, continuando a condividere le sue avventure verticali e a leggere le storie sul suo blog, possiamo solo aspettarci molti successi sulla strada della crescita personale in tutte le aree della sua vita.
Text credits: Tristan Hobson
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