Come fai a scalare senza vedere?
"Il mio compagno di cordata mi fa da assicuratore, ma anche da guida: lui è i miei occhi. Voi direte che per me è come scalare il tiro in stile flash (cioè con qualcuno che già conosce la via che gli spiega i movimenti da fare n.d.r.). In realtà in una gara la mia guida vede le prese solamente dal basso, la via non l'ha mai scalata, quindi deve avere buona capacità di immaginazione ed interpretazione.
Ovviamente dobbiamo parlarci molto, la comunicazione è fondamentale ed anche la sintonia tra noi: chi mi guida deve mettersi nei miei panni, e non è facile. Considerate che dove una persona normale lancia o fa movimenti dinamici, un ipovedente deve comunque andare statico.
Spesso scalo assieme a un amico molto forte amputato di gamba. È divertente perché lui invece al contrario ha uno stile molto più dinamico rispetto ad una persona normale, stacca il piede dalla roccia di continuo e lancia come una scimmia. A vederci scalare sembra che stiamo facendo due vie diverse."
Che adattamenti ha dovuto fare quindi il tuo corpo?
"Io sono sempre stato un placchista. Ho uno stile molto statico e lavoro di bloccaggio, quindi mi serve una grande forza massimale. Devo compensare con la forza il tempo che sto sulle prese mentre capisco come muovermi senza potermi guardare attorno. Sulla tacca da 8 millimetri faccio 24 trazioni, mentre ad esempio sono debole sulle spallate, ma sto migliorando."
E l'aspetto mentale?
"Per quanto riguarda la scalata lavorata, quello che normalmente si chiama visualizzazione per me diventa memorizzazione. Devo fare un gran lavoro di concentrazione per capire quali piedi usare...e poi devo anche ricordarmeli! Creo una mappa mentale del mondo attorno a me per orientarmi nello spazio, prendo familiarità con ogni millimetro della parete, traccio le coordinate come se stessi navigando. Il focus è totale, non mi sono concesse distrazioni altrimenti rimango disorientato e fregato come un naufrago nell'oceano!"
Cosa pensa la gente che scala con te?
"Tu usi dei piedi che non mi verrebbe mai in mente di usare!", mi dicono spesso. Io invece caccio le boostic su una piccola puntina di roccia che ho tastato con la mano, e mi fido, direi ciecamente. Non sono soggetto al visivo, e questo mi aiuta ogni tanto a non farmi impressionare da ciò che (non) vedo.
Cosa significa il grado per te?
"Una cosa che noi scalatori diciamo sempre è che il grado è soggettivo. Ogni via è comunque particolare, unica, morfologica, ci sarà ad esempio quella nella quale gli alti sono avantaggiati e quella invece che favorisce chi è più basso, o chi ha una grande apertura di anca. È così per tutti, ma per me lo è ancora di più, i tiri non sono assolutamente allineati al grado dichiarato, dato che scalo in maniera molto diversa da una persona vedente.
Quali sono i tuoi obbiettivi adesso?
"Mi piacerebbe chiudere una via di grado 8a. Sarebbe la prima volta per una persona con il mio stato di vista e un bel segnale per il mondo del paraclimbing. Sto cercando però un 8a vero, che sia anche un po' bastardo, non mi interessa una via fisica di quelle che vengono salite e sgradate facilmente. Mi sto impegnando a fondo e allenando duramente per i miei obbiettivi personali, ma anche per le gare nazionali ed internazionali."
Spesso le gare e l'arrampicata in montagna sono due mondi distanti. Stai ribaltando anche questo paradigma?
"Oltre all'arrampicata, la montagna è la mia vera maestra di vita. Mi ha insegnato a tornare a vivere dopo ogni momento buio. Tramite il contatto con la natura riprendo contatto anche con il mio corpo. Mi piace camminare, scalare su ogni tipo di roccia, sentire sulla pelle e nei muscoli la forza della natura .Tra i miei obbiettivi ora c'è quello di tornare a fare alpinismo, andare in quota a respirare l'aria sottile e sentire il freddo sulla faccia."
Il tuo carrello è vuoto