Ma come fai ad accompagnare qualcuno in un luogo dove non sei mai stato?
"Mi chiedono spesso questa cosa. Al corso per diventare Guida Alpina ti insegnano ad avere un certo feeling con l'ambiente, ad ascoltare i segnali che la montagna ti manda. Bisogna imparare a leggere il terreno, con l'aiuto di una cartina o del GPS, oppure solamente contando sul proprio fiuto. Io credo che il sesto senso esista, è solamente sopito dai rettilinei della vita di tutti i giorni, dai parapetto e dall'asfalto, da tutto ciò che è appositamente troppo preparato per noi. Non dobbiamo lasciarlo dormiente, e muoverci nella natura è il modo migliore per allenarlo e tirarlo piano piano fuori nuovamente. Ovviamente accompagnare qualcuno in posti che conosco molto bene è più semplice, mi permettere di essere veloce, di poter sfruttare brevi finestre meteo o di affrontare gli itinerari in condizioni non ottimali. Mi dà molta soddisfazione poi riuscire ad essere il più efficiente possibile, muovermi con il materiale strettamente indispensabile e riuscire a prevedere ogni cosa. Ovviamente è impossibile pensare di conoscere tutto: mi capita, a volte anche in Dolomiti, di accompagnare clienti dietro l'angolo di casa, su vie che non ho mai salito prima. Andare in un posto nuovo è sempre un'avventura che, in quanto tale, porterà sorprese inaspettate. Bisogna, diciamo, essere pronti a tutto.
"L'Africa è un continente enorme, con immense savane, colline ed altipiani. Eppure da qualche parte si ergono vertiginose pareti di roccia. È il caso della Valle di Tsaranoro, nel cuore del Madagascar, una grande isola con una natura incredibile. Pensate che il 5% delle specie animali e vegetali del pianeta si trovano qui, e qui soltanto.
Tsaranoro si trova giusto 500 chilometri a sud della capitale, Antananarivo, eppure ci vogliono circa 12-14 ore di viaggio in jeep. Un tempo lungo, ma che scorre via, come i villaggi e gli scorci di vita rurale che si susseguono fuori dal finestrino, tra una foratura inaspettata e una pausa per assaggiare qualche prelibatezza locale. In Madagascar si mangia davvero bene!
Le uniche sistemazioni possibili a Tsaranoro sono un paio di campeggi, dove si può dormire in tenda oppure in piccoli bungalow di pietra con il tetto di paglia. Una volta raggiunto il camping, non serve più spostarsi in jeep, dato che tutte le pareti si raggiungono a piedi, solitamente in un'oretta abbondante. I sentieri non sono per niente evidenti, non ci sono cartelli né mappe dettagliate. Dopo lo spaesamento iniziale, dopo esserci persi un po' di volte in fitte giungle, talmente invalicabili da farci sentire come Indiana Jones, impariamo a conoscere ogni dettaglio delle tracce dentro e fuori dal camping. Ci sentiamo a casa quando osserviamo per l'ennesima volta una pianta strana e variopinta. Non l'avevamo mai vista prima eppure ora ci è familiare. Ci addormentiamo sereni sotto la volta di infinite stelle del cielo e ci sentiamo coccolati dalla salutare routine della vita, qua. Lo staff è sempre gentile e sorridente, gli piace cucinare con fantasia e cura. Internet è concesso per un'ora al giorno soltanto, e neanche tutti i giorni. Perché "è molto meglio guardare il sole che tramonta e incendia di arancio e rosa mezzo cielo, piuttosto che foto di chissà chi chissà dove. E poi quando non c'è internet le persone parlano di più tra loro." Così ci dice Gilles, avventuriero francese che quando ha scoperto questo posto ha deciso di fermarsici per sempre. Ormai è in pensione, o almeno così si considera, ma nei decenni passati ha costruito, assieme agli abitanti locali, i campeggi e la strada. Ora sta combattendo in modo incessante la deforestazione dell'area, che avanza spinta dalla siccità e dalla raccolta del legname. Non si può non guardare con ammirazione un uomo che pianta alberi nel deserto."
"Abbiamo arrampicato varie vie dal IV grado fino al 6b+, salendo su diverse strutture, esplorando ogni lato e versante della valle. È stato bello vedere gli effetti del "climbing trip" sulla tecnica e sulla confidenza in parete di Jan, che è migliorato di più in 10 giorni in Madagascar rispetto ad un anno di appuntamenti saltuari sulle Alpi. La roccia a Tsaranoro è compattissima, impossibile progredire utilizzando protezioni tradizionali. L'arrampicata si svolge su placche più o meno verticali, protette a spit spesso distanziati. Abbiamo potuto osservare da vicino "Tough Enough", la famosa via fino all'8c sul liscio e verticale Karambony est, liberata in giornata da Adam Ondra, una delle più belle e difficili vie del mondo. Pensavo che avremmo scalato vie molto simili tra loro. Nella mia premura da brava guida temevo sarebbero state forse un po' "noiose". Con stupore invece ho scoperto che la roccia è molto diversa sulle varie strutture di Tsaranoro. Sulle pareti a sinistra il granito è rosso e "ondoso", su grana grossa, per una arrampicata di aderenza e compressione su svasi. A destra invece la parete sembra tagliata con un coltello ed è più verticale. Il granito qui è più fine, ma ci sono delle miracolose tacche e tacchette che permettono di salire verso l'alto, con un'arrampicata tecnica e di movimento. Scalare qua è davvero divertentissimo! Volendo ammirare il massiccio di Tsaranoro in tutta la sua bellezza, si può scalare sul Camaleon, la struttura dall'altro lato della valle, che vista da lontano sembra avere un grande camaleonte di pietra giusto in cima."
Le vie nuove devono essere per forza difficili?
"Dato che non ci sono proprio tanti itinerari facili a Tsaranoro, mi ero portato una cinquantina di spit dall'Italia, oltre al trapano, chiave e martello. Pensavo che forse gli arrampicatori professionisti che avevano visitato la valle in passato si erano concentrati sull'apertura di vie impegnative, tralasciando alcune pareti più semplici. Io ero preoccupato che la maggior parte delle vie già attrezzate sarebbero state troppo dure per Jan, che comunque scala da appena un paio d'anni. Al massimo, pensavo, avremmo aperto delle vie facili insieme. Invece Jan si è rivelato assolutamente all'altezza della situazione ed abbiamo salito molte vie epiche e di soddisfazione, che hanno fatto la storia di Tsaranoro, come la Croix du Sud, Pectorine, Alien e Air Society. Sul Camaleon avevamo salito il primo giorno una via di "riscaldamento", e mi sembrava ci fosse spazio per un'altra via facile. Non avevo voglia di riportare gli spit in Italia ed avevo la sensazione che l'apertura di una nuova via facile sarebbe stata accolta con apprezzamento dai locali. Così, nei giorni di riposo, sono andato in parete. Di solito da solo, calandomi dall'alto, solo una volta assieme a Jan dal basso, giusto l'ultimo giorno prima di iniziare il lungo viaggio verso casa. Abbiamo chiamato la via "Campi Elisi", perché è facile come una passeggiata agli Champs-Élysées di Parigi, perché camminando nella savana tra erbe alte, gialle e dorate ci sentivamo come Russell Crowe nel film "Il Gladiatore", e come dedica ai nostri cari che non ci sono più e che abbiamo cercato tra le stelle del cielo africano.
I lemuri saltano tra gli alberi e sembrano salutarci. Sono rari sulla Terra, ma numerosi qua, ed il poterli osservare ci fa sentire dei privilegiati. I contadini che incontriamo sul sentiero, scalzi e con voluminosi carichi appoggiati sopra la testa, ci guardano come se fossimo già lontani. Ci fermiamo per lasciar loro il passo cercando di essere ospiti il più possibile graditi. Chissà se un giorno, vicino o lontano, torneremo qua. In questo momento ci piace pensare che sì, sicuramente torneremo, come in tutti i luoghi nei quali si è stati così bene da portarli nel cuore. Come se non fossero uno spazio reale, ma dei luoghi della nostra mente ai quali tornarper poter provare di nuovo le stesse emozioni. Ancora una volta, non sono le persone che fanno i viaggi, ma i viaggi, che fanno le persone."