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“Uno dei successi di cui vado più orgoglioso è stata la prima solitaria della Torre Egger, in Patagonia. Ho passato anni a sognare la salita ed a pianificarne la strategia nei minimi dettagli. Giornata ideale, in salita tutto fila liscio. Ma in discesa una corda si incastra quando ne avevo recuperata appena qualche metro. Avevo appena fatto una doppia di 60 metri nel vuoto. Improvvisamente il sogno si trasforma in incubo: il pensiero orribile di dover scendere i 900 metri della parete est del Cerro Torre, da solo, con 5 metri di corda da 5 millimetri, una lotta per la sopravvivenza...”
Chi sei Colin? Com’è che la vita ti ha messo nel mezzo del Cerro Torre tutto da solo con una corda incastrata?
Sono nato a Seattle nel 1984, e grazie ai miei genitori sono cresciuto facendo un sacco di sport outdoor – camminate, sci alpinismo, sci di fondo, alpinismo, kayak, mountain bike. Sciare era la mia più grande passione e ancora oggi che mi diverto di più a sciare che a fare qualsiasi altra cosa.
Mentre lo sci è sempre stato puro divertimento, nell’alpinismo ho trovato uno scopo in cui mettere tutto il mio slancio e la mia motivazione. Da quando avevo circa 14 anni sapevo quello che volevo: il centro della mia vita sarebbe stato arrampicare le montagne, e da quel giorno ci ho messo dentro ogni mia ambizione.
Sei da Seattle….. in quali montagne ti senti a casa?
In realtà ho passato davvero poco tempo a Seattle negli ultimi dieci anni. I posti dove ho passato più tempo sono El Chaltén (Argentina), Squamish (Canada) e Chamonix (France). A questo punto della mia vita però mi piacerebbe avere una vera casa dove ritornare tra un viaggio e l’altro, mi piacerebbe far diventare realtà questo mio sogno a Chamonix. Sto cercando di convincere la mia ragazza a trasferirsi là con me….
photo: Ben Tibbets
El Chaltén, un piccolo villaggio in Patagonia. Potremmo dire che ci sei stato per una vita. Non ti piacerebbe scoprire nuovi posti?
Le montagne di Chaltén mi hanno catturato per molto tempo. Si tratta di alcune fra le montagne più verticali della terra e dal mio punto di vista, anche le più belle. La qualità dell’arrampicata poi è veramente buona. Si tratta di montagne estremamente sfidanti, molto più di quanto potessi immaginare. Le brevi finestre di bel tempo impongono un stile di arrampicata veloce e leggero, come piace a me. Lo scorso anno però mi sono reso conto che dopo tanto tempo passato fra quelle montagne fosse arrivato il momento di cambiare aria per scoprire posti nuovi. Tra pochi giorni parto per le montagne di Tien Shan in Kyrgyzstan!
Sarai almeno nato e cresciuto in Nord America, dove ci consigli di andare a scalare?
Dal punto di vista dell’arrampicata, Mt. Shuksan è una montagna magnifica. Si trova nella zona delle North Cascades, un paio di ore da Seattle. E’ molto estetico, con giganteschi ghiacciai crepacciati. Non ci sono vie particolarmente difficili, ma tutte molto belle. Per trovare altre vie straordinarie basta andare sul Monte Robson, il più alto delle Montagne Rocciose Canadesi, oppure il monte Waddington, molto simile al Monte Bianco per quasi ogni aspetto, con la differenza che è veramente selvaggio, non ci va quasi nessuno.
Per scalare su roccia invece consiglio Index, una delle migliori falesie trad che si possano trovare: in granito scuro, vicino a Seattle. Oppure in Canada Back of the Lake, una falesia trad e sportiva di quarzite, in un contesto meraviglioso. Comunque il segreto è che molti dei posti migliori per arrampicare del Nord America si trovano in Canada!
In Italia invece? Quando vieni a trovarci?
Ho passato così poco tempo in Italia…. Quasi me ne vergogno, considerato che ho il passaporto italiano e un nonno napoletano! Vorrei conoscere le Dolomiti, il Pizzo Badile e salire il Monte Bianco dal verdante italiano, ma anche Cadarese, Finale, Arco.
Sicuramente gli occhi brillano e le mani sudano a parlare di questi luoghi mecche dell’alpinismo e dell’arrampicata. Cosa vuole dire dedicarsi ad una passione così totalizzante.
In questo momento sto facendo quello che mi più mi piace, vivendo la vita che sognavo da bambino e dedicandomi completamente a ciò che sono veramente. Ma se non avessi scoperto l’arrampicata, mi sarei sicuramente appassionato in un modo così totalizzante a qualcos’altro. Sono fatto così! Senza dubbio però questa mia ossessione porta via molto tempo ad altri aspetti della mia vita. Sono spesso in viaggio, in alcuni periodi sono molto stanco e stressato, e non riesco a dedicare sufficientemente tempo alla mia famiglia, alla mia ragazza e ai miei amici. Mi dico che nel futuro vorrò rilassarmi, intessere relazioni. Credo proprio che ne avrò bisogno!
photo: Rob Smith
Non starai per caso invecchiando anche te?
È da vent’anni che sto migliorando ogni anno di più! Ho appena scalato la Cassin Ridge al Denali in 8:07 (record mondiale), e di recente ho liberato il mio primo 8b; due obbiettivi molto diversi. Sento che sto diventando sempre più forte, anche fisicamente, ma so che ho 34 anni, e non sarà così per sempre. Dovrò fare i conti con i sovraccarichi di questi anni, saggiamente considerare i tempi di recupero e prendermi cura del mio corpo. Questa è la parte più difficile, perchè sono sempre motivatissimo per scalare, ma non altrettanto per gli esercizi di fisioterapia, sono così noiosi!.
Che consiglio dai quindi ai giovani malati di montagna e fanatici di alpinismo?
Quello che consiglierei a chi vuole migliorare come alpinisti, è di fare alpinismo il più possibile! Nella maggior parte di queste attività, che sia arrampicare in libera una big wall, scalare una montagna di 7000 metri, c’è una forte correlazione tra quanto lo fai e quanto migliori. Si diventa bravi in quello che si fa spesso! Ultimamente molte persone passano troppo tempo allenandosi, in sala pesi o al trave. Credo migliorerebbero molto più velocemente scalando più spesso, che tra l’altro è molto più divertente che sollevare pesi!
photo: Rob Smith
E quella corda incastrata in discesa dalla Torre Egger (prima solitaria), come è finita?
Dopo due ore di sforzi e salti sulla corda, tra l’altro inzuppandomi di acqua che colava dalla parete, sono riuscito a recuperare le corde. È stato così spaventoso che quando ho messo piede sul ghiacciaio ho pensato che ne avevo abbastanza per quell’anno, che sarei tornato a casa a riposarmi. Invece una settimana dopo invece ero già partito per la Traversata del Gruppo del Torre in giornata!