Contattaci

Il tuo carrello è vuoto

Riepilogo

Prodotti: 0
Totale prodotti: € 0,00

EL CAPITAN: UN'AVVENTURA PIU' GRANDE DEL PREVISTO

Cascate d'acqua e fiumi in piena

"Partiamo, io e Jacopo, con l'obbiettivo principale di salire The Nose, la storica via che percorre in maniera logica ed estetica lo spigolo che divide El Capitan in due, come una prua. Poi, per il resto, vogliamo solamente scalare il più possibile. Siamo in compagnia, e sulla stessa lunghezza d'onda, dei Ragni di Lecco Luca Moroni e Giacomo Mauri, e di Mirco Grasso, Accademico del CAI come me.
Appena arriviamo a Yosemite ci rendiamo conto che le condizioni non sono proprio il massimo, anzi, potremmo tranquillamente dire che sono decisamente pessime. L'inverno eccezionalmente abbondante di precipitazioni infatti ha accumulato moltissima neve sugli altopiani. Nella parte alta del parco nazionale è tutto imbiancato e carico di neve. Il tempo è sempre bello, splende il sole ed è abbastanza caldo. Conseguenza di questa combinazione è lo scioglimento rapido e abbondante della neve, ed una notevole portata d'acqua verso valle. Le pareti sono coperte di cascate, ed i fiumi pronti ad esondare. L'ambiente è spettacolare, ma a noi non basta guardarci attorno e scattare foto: siamo qua per scalare."
Osserviamo per un paio di giorni El Capitan, la parete per cui abbiamo attraversato l'oceano, studiando la strategia e la logistica. Qua è tutto diverso rispetto all'arrampicata sulle Alpi e per noi è tutto nuovo: è la nostra prima esperienza di big wall.
Dato che la situazione dei fiumi sta peggiorando a vista d'occhio, i ranger decidono di chiudere l'intero parco nazionale di Yosemite per una settimana. Abbiamo due strade davanti a noi: o saliamo sul Capitan, oppure dobbiamo uscire dal parco. Decidiamo di salire."
 

Big wall

"Il primo giorno, mentre saliamo i 4 tiri iniziali e portiamo i sacconi alle Sickle Ledge, incontriamo un veterano della valle che si sta allenando. Ci dice: "La parete è fradicia, con queste condizioni dovete assolutamente avere un paio di camhook per passare il Great Roof." Noi i camhook a malapena sappiamo cosa siano, ma scendiamo e andiamo in negozio a recuperarli. Non li hanno disponibili, ma per fortuna ce li presta il commesso del negozio, senza volere nulla e fidandosi di noi e della nostra parola che li avremmo riportati. Sono quei momenti magici e genuini, nei quali un arrampicatore si sente parte di una comunità grande quanto il mondo. Fiducia, empatia e condivisione. La sensazione è più bella ancora rispetto a quando si riesce in una salita impegnativa.
Il giorno dopo, muniti di camhook, ripartiamo, pieni allo stesso tempo di eccitazione e timore: saremmo riusciti a passare il famoso Great Roof?


 

Saliamo pian piano, tiro dopo tiro, scalando e recuperando i sacconi. Ci troviamo a dormire a El Cap Tower, in una sera perfetta. Peccato che dall'alto scenda una pioggerella fine ma costante, per via delle cascate presenti più in alto in parete. Ci mettiamo quindi nell'angolo più asciutto, facendoci più piccoli possibile. Mangiamo e proviamo a dormire, anche se l'acqua ci sveglia ogni volta che gira il vento.

La mattina seguente parto io, per affrontare la famosa Texas Flake, un camino abbastanza semplice per chi è abituato a questo genere di scalata. Per tutti gli altri invece, noi Europei compresi, non è proprio banale. Con un pò di timore riesco a strisciare verso l'alto, arrivando in sosta senza neanche troppa paura. Un eventuale volo però è fuori discussione . È poi il turno di Jacopo, che affronta con tranquillità e stile il Great Swing, un grande pendolo che serve a passare da un sistema di fessure ad un altro. Ci sentiamo veloci ed abbastanza efficienti, nonostante qualche complicazione con il recupero del saccone. Seguendo la relazione, infatti, lo lasciamo appeso in basso, per recuperarlo successivamente da una sosta più in alto. Peccato però che la corda statica abbia deciso di incastrarsi, proprio in quel momento, in una lama. Risultato: calata in doppia e un'altra risalita. Questo tipo di scalata è più che altro un lavoro verticale!"


Great Roof

"Ormai al tardo pomeriggio siamo finalmente sotto al Great Roof. In effetti è fradicio e da sotto al tetto esce acqua verde, scoprirò che si tratta proprio di melma. Parto deciso e senza troppi problemi arrivo alla fine del tratto verticale. Sto cercando di tenermi più protezioni possibili per il traverso sotto al tetto. Chiodi ed altre protezioni fisse, infatti, non ce ne sono, e la fessura è tutta più o meno uguale. Mancano ancora parecchi metri in orizzontale, sotto di me c'è un vuoto pazzesco. Le condizioni sono veramente pessime. Ormai con me ho solo qualche micronut e un paio di microfriend, quando comincio ad alternare alle solite protezioni passi su camhook. Questa placca sotto al tetto è davvero scivolosissima. Mi pare di avere le allucinazioni quando i camhook escono dalla fessura, ma con le ultime energie finalmente arrivo in sosta. Non ci credo, siamo riusciti a passare il Great Roof  in queste condizioni e, piccola soddisfazione che ci sprona a continuare, siamo i primi in questa stagione a salire così in alto. Urlo di gioia, mi assicuro e comincio a recuperare il saccone. Mi illudo che ormai le difficoltà maggiori siano sotto di noi."

 

Il senso di andare avanti

"Siamo costretti a passare la notte a Camp V, su due cenge separate perchè nessuna sufficientemente grande da ospitarci entrambi. Dal Great Roof in su l'acqua ci ha bagnato continuamente. Io avevo paura che avremmo sofferto il freddo, invece le temperature sono abbastanza alte. Durante le ore notturne la neve continua a fondere, e ancora una volta tutta l'acqua che scende ci sveglia quando il vento decide di farci la doccia.



Al mattino partiamo, ancora verso l'alto, ma quando arriviamo a Camp VI, dopo aver scalato due tiri completamente pieni d'acqua, ci troviamo sotto ad una cascata vera e propria. Ci interroghiamo sul senso di scalare e andare avanti a testa bassa con queste condizioni. Il cielo è coperto ed il meteo è in peggioramento. Cosi, dopo una gustosa sigaretta fumata completamente fradici, realizziamo che scaliamo per il piacere di farlo, non tanto per conquistare una cima. Decidiamo di scendere, dispiaciuti per aver sfiorato il nostro sogno, ma contenti di essere arrivati cosi in alto, per primi in questa stagione non proprio ottimale. Queste sensazioni contrastanti ci accompagnano durante la lunga discesa per tutta la parete, un'altra avventura. Dopo qualche ora di calate in corda doppia, condite da grandi pendoli nel vuoto lottando contro il vento per raggiungere le soste e qualche risalita di corde, tocchiamo terra. Non siamo arrivati in cima, ma abbiamo vissuto una grandissima avventura di 4 giorni, dei quali 3 completamente da soli in parete."


Il viaggio continua

"Scendiamo a terra che il parco è ancora chiuso. I nostri compagni di viaggio sono in falesia perchè il loro progetto di big wall non era fattibile. Decidiamo tutti insieme di andare a scalare nel deserto a Red Rock e Joshua Tree. Dopo una settimana il parco di Yosemite riapre, e noi rientriamo curiosi di vedere se le condizioni sono cambiate, ma così non è. Ancora attratti dal Capitan, diamo un occhio alla West Face, perchè più breve del Nose, ma anche questa si rivela troppo bagnata. Ci dedichiamo quindi a salire vie classiche della valle, come la Middle Cathedral e Serenety Crack, quest'ultima considerata la via di 5.10 più bella del mondo. Un'altra bellissima e lunga avventura ci porta su Snake Dike all'Half Dome. La via è abbastanza facile da permettermi di divertirmi e scalare addirittura calzando le Gecko! Arrivati in cima, scopriamo che, con tutta la neve presente sulla calotta sommitale, un paio di sci ci sarebbe stato utile per una discesa più divertente.

Le condizioni difficili ci hanno fatto vivere un viaggio unico, lontano dalle folle che normalmente assaltano le pareti di Yosemite quando le condizioni sono perfette. Un viaggio senza la cima del Capitan, ma che ha riempito il nostro bagaglio di esperienze straordinarie, ancora più vere e forti proprio grazie alle grandi incognite che abbiamo vissuto.
E poi, che dire, un giorno torneremo sul Capitan, magari con condizioni migliori!"

Share
{CATEGORY}
{COUNTRY}

{NAME}

Scopri di più

{BIO}

{CATEGORY}
{COUNTRY}

{NAME}

Scopri di più

{POST_TITLE}

Scopri storia
{BOLD_INTRO_MOBILE}
{VERTICAL_TITLE_1}
{BOLD_INTRO}
{SIDE_INTRO}
{EXTRA_CONTENT_1}
{VERTICAL_TITLE_2}
Quotation_SX {CITAZIONE} Quotation_DX
{EXTRA_CONTENT_2}