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Giampaolo Corona e il G-I: "Una salita insidiosa con incognite continue, fino alla vetta"

Il 18 luglio 2018 l’alpinista trentino raggiunge la cima (8068 metri) aprendo la traccia

Giampaolo racconta come è andata lassù circa un mese fa, in una stagione d’alta quota difficile, nella quale pochi alpinisti hanno avuto successo. Mentre in cima al K2 sono arrivate 63 persone, grazie alla presenza di una ben organizzata spedizione commerciale, in cima al G-I c’è stato solo Giampaolo, assieme al suo compagno Luis Stitzinger. Anche sul G-II ha avuto successo giusto una cordata.

La zona dei Gasherbrums è una vecchia conoscenza di Giampaolo, che ha scalato il G-II nel 2011 e nel 2017 ha tentato la scalata in sequenza di G-II e G-I. “Il Gasherbrum I mi ha affascinato sin dal primo momento che l’ho visto. Maestoso e severo”

“Il ghiacciaio che porta al campo 1 è molto insidioso, mentre sopra il campo 2 si trova una sezione ripida di rocce coperte da neve inconsistente”. Giampaolo non ha risparmiato le forze e ha personalmente attrezzato le corde fisse di questo tratto, sperando fino alla fine che le condizioni della montagna sopra i 7000 metri fossero buone per salire. Il giorno prima del tentativo alla vetta, al campo 3 c’è un’improvvisa e violenta bufera. Mentre tutti gli alpinisti decidono di scendere, Giampaolo e Luis decidono di aspettare, aggrappandosi ad una flebile speranza di successo: il giorno dopo sono in cima. “Ho affrontato tutte le difficoltà con ottimismo, dando sempre il 100%. Poi sopra una certa quota, dopo molte ore di fatica, ciò che conta più di tutto è la testa. Quella o ce l’hai o non ce l’hai.”



Abbiamo chiesto a Giampaolo come si prepara una spedizione in alta quota.

“Non faccio gare, ma mi alleno con la corsa e la bici su strada, oltre all’arrampicata ovviamente.  Nei mesi precedenti al viaggio pratico queste attività tutti i giorni a ritmi medi, anche due sessioni al giorno. In questo modo abituo il corpo a recuperare in poco tempo e ad usare i grassi come carburante.”

Per resistere a questi ritmi di allenamenti, per sopportare la fatica di una spedizione, è necessaria una grande resistenza fisica e psicologica, ma questa da sola non basta. Bisogna amare la sfida con l’ignoto.

“Scalare in alta quota su terreni tecnici e mai saliti da nessuno per me è il massimo della soddisfazione, ma per arrivarci bisogna avere un bagaglio di esperienza che si fa con anni di attività. Non ci si inventa proprio niente. Per questo tipo di attività serve una forte motivazione ed i compagni giusti.”

Giampaolo lavora sulle Alpi come guida alpina da vent’anni, e da dieci come tecnico di elisoccorso. Abita tra le Dolomiti e ama l’Himalaya. Una vita in montagna, una grande passione per le vette più alte. “In Himalaya e Karakorum ci vado per cercare la pace interiore. E quasi sempre la trovo.”


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