Nel 1999 sei passato dal Lead al Bouldering, vincendo la prima Coppa del Mondo di Boulder. Ora sembra che le due discipline abbiano la stessa popolarità. Quali erano le sensazioni riguardo il primo anno di questa nuova disciplina?
“Fisicamente sono sempre stato predisposto più verso sforzi brevi e intensi. Quando è nato il bouldering sentivo che sarebbe stata la disciplina più adatta a me, dove avrei potuto fare la differenza. Inoltre mi sono sempre allenato nel mio muro personale perché al momento mancavano le palestre, quindi visto le dimensioni ridotte del mio pannello i miei allenamenti erano decisamente più rivolti alla forza.
Il primo anno di Coppa del Mondo è stata una bella sorpresa, nel bouldering tutto era nuovo e quindi una scoperta stimolante, sentivo che era la mia disciplina ma non pensavo di avere la possibilità di vincere addirittura la Coppa del Mondo. Dopo aver vinto la Coppa del Mondo Boulder nel 2002, ho vinto i Campionati Europei nello stesso anno e nel 2003 i Campionati del Mondo.”
Che evoluzione hai visto nelle tipologie di boulder nelle gare di Coppa del Mondo?
“Lo stile negli ultimi 10 anni si è stravolto. Agli inizi la forza pura di dita e chiusura di braccia facevano la differenza, ora la tecnica, la tattica, l’equilibrio, la coordinazione motoria sono più importanti. Al giorno d'oggi è molto importante poter disporre di strutture con tracciatura con lo stesso stile delle gare: poche prese, tanti volumi, e adattarsi a trovare l’equilibrio in situazioni precarie, e lunghi lanci coordinati. La forza si è spostata più sui grossi muscoli del corpo e meno nelle dita.”
Gioia è uno dei boulder più famosi, essendo stato il primo 8C+(V16) al mondo. Hai mai pensato che questo boulder abbia definito un nuovo standard?
“Quando ho salito “Gioia” ho capito di aver superato il mio standard, ha rappresentato per me un salto qualitativo sicuramente, non avevo mai messo così tanto sforzo fisico e mentale in altri boulder in giro per il mondo. Prima di “Gioia” ho avuto tanti anni a disposizione per studiare le mie capacità atletiche per testarmi su tantissimi boulder liberati da altri professionisti e questo mi è servito per capire che questo richiedeva una preparazione superiore. È stata una grande “gioia” avere avuto modo di mettermi alla prova su un blocco che mi ha portato al mio limite e riuscire a salirlo è stata una soddisfazione immensa, da qui il nome bizzarro. All’inizio l’avevo gradato 8c, (V15), consapevole che poteva essere più duro, volevo prima attendere l’opinione di altri, poi dopo anni di tentativi da parte di molti scalatori e stato ripetuto da Adam Ondra e Nalle Hukkataival, assestando il grado a 8c+.”
Hai risolto un sacco di boulder in giro per il mondo. Sei sempre alla ricerca di nuove linee?
“La passione per l’arrampicata mi ha seguito per tutto il mio percorso di vita e sempre lo farà, fa parte di me come persona. Negli anni con amici ho pulito e preparato più di 2.000 boulder, di tutti i gradi, ho realizzato anche delle guide. Scoprire linee nuove completa “la magia” della scalata, perché da un semplice “blocco di roccia” puoi tirare fuori qualcosa di bello. Ora dopo anni, sono intervenute altre priorità ovviamente, come: figli, famiglia, lavoro, che impegnano parecchio ma quando passo davanti a una possibile linea che merita, come una calamita attira immediatamente la mia attenzione e riparte tutta la fase pulizia e tentativi, e un gioco divertente.”
I climber moderni sembrano ossessionati con l'allenamento e la forza. Cosa pensi di questo chiodo fisso?
“Tutto dipende da come si vive questa ossessione. Per ottenere dei risultati importanti devi essere davvero motivato, per reggere allenamenti intensi per lunghi periodi ci devi credere tantissimo. La vita dell’atleta è stupenda, molto stimolante ma anche molto faticosa, occorre un continuo e costante allenamento mentale e fisico che dura anni. E nel lungo tempo e difficile mantenere alta la motivazione, quindi “l’ossessione”, se è positiva, ti permette di sostenere meglio tutto questo. Se davvero credi in quello che fai, l’ossessione diventa naturale, a qualunque età e periodo.”
Sei stato sulla cresta dell'onda del climbing e dell'allenamento per oltre 20 anni. Quali sono i 3 consigli che daresti ai climber che iniziano ad allenarsi?
“Quando si decide di intraprendere una vita dedicata all’allenamento bisogna essere mentalmente pronti a sacrificarsi. Le soddisfazioni che si ricevono sono spesso molto grandi, ma proporzionate allo sforzo per raggiungerle. Nessun miglioramento è garantito, a questo punto ti rendi conto che il “percorso evolutivo” per ottenerlo e più importante della prestazione stessa. Dipende anche dagli obiettivi che ci si prefigge, tutto è proporzionato.
Se posso permettermi di dare dei consigli ad altri, questi sono:
- Usate l'arrampicata come motivazione per viaggiare, andate in giro per il mondo a scoprire luoghi stupendi.
- Ponetevi degli obiettivi, perché questi vi spingeranno a migliorare, nel corpo e nella mente.
- Allenatevi più che potete, spingetevi al limite, solo combattendo con voi stessi scoprirete chi siete davvero e avrete anche la possibilità di togliervi delle soddisfazioni.
La vera passione è pura energia, usatela.”
Cerchi un particolare stile di arrampicata/boulder o ti piacciono tutti gli stili di scalata?
“Il mio stile preferito rimane sicuramente grandi strapiombi, piccole prese, e niente piedi… Riassumendo, la scalata in trazioni mono braccio con sbandieramento. Mi piace provare movimenti tecnici, sempre diversi e nuovi, spesso con mia moglie Stella, sempre stata molto più tecnica di me. Però il bello di questo gioco “infinito” e che ogni passaggio e diverso dagli altri, c’è sempre qualcosa di “nuovo” da imparare, quindi mi diverto a provare tanti stili diversi.”
Raccontaci della tua vita da climbing coach in Canada
“Il Canada è un luogo incredibilmente bello, (parlo del British Columbia perché e qui che vivo), la gente, la natura la cultura e la voglia di imparare e evolversi e ancora molto alta, questo mix rende questo posto straordinariamente interessante. Anche l'arrampicata indoor sta cambiando molto rapidamente, negli ultimi 5 anni c’è stata un’evoluzione molto rapida, in palestre sempre più belle, grandi e complete, la visione sta cambiando molto, forse in parte data dall’opportunità delle Olimpiadi, e anche perché l’arrampicata nella visione della gente si sta trasformando finalmente come a uno sport straordinario, pieno di possibilità diverse, perché può essere seguita in tanti modi diversi, dipende da noi, possiamo allenarci per “stare meglio”, oppure per tentare prestazioni che ci spingono al nostro limite, oppure per viaggiare, o per fare gare, o meglio per fare tutto insieme. Sono innumerevoli le possibilità che ci offre.
Lavoro a Vancouver nella palestra TheHive, e insegnare ciò che ho appreso lungo la mia carriera di atleta mi dà molta soddisfazione perché posso aiutare chi è motivato. Alleno tante persone, di tutti i livelli, a volte riesco a fargli vincere gare di rilievo, oppure a salire vie o blocchi duri, questo mi dà una soddisfazione immensa, mi fa sentire parte di un “grande ingranaggio” evolutivo.
Ho anche realizzato un sito specifico per gli allenamenti: coreclimber.com che permette di seguire in modo facile fasi importanti di allenamento, diventando più forti.”
Credits: Stella Marchisio