La polivalenza e l'esperienza di chi scala montagne da sempre e su ogni terreno, la dedizione e l'eleganza degli arrampicatori sportivi di ultima generazione, la curiosità di guardare cosa c'è un po' più in là, confrondandosi lealmente con la montagna. Matteo oggi è tutto questo: alpinista, arrampicatore, esploratore. È uno che guarda lontano con gli occhi sognatori e lascia che le sue salite parlino per lui.
Spedizioni di alto calibro tra il Pakistan e la Groenlandia, tra il Messico, gli Stati Uniti e l'isola di Baffin. Una passione viscerale per la Patagonia, visitata come in pellegrinaggio durante ogni estate australe dell'ultimo decennio, ripetizioni delle grandi classiche di estrema difficoltà in ogni angolo delle Alpi, apertura di nuovi itinerari sulle pareti di casa come in giro per il mondo. Ci vorrebbero pagine per raccogliere la lista delle sue avventure e scalate ai massimi livelli, fatte di avvicinamenti in kayak e attese eterne in trune scavate nella neve. Non è un caso che abbia di recente raccolto tutto in un primo libro autobiografico.
Eppure la vita non è mai una linea retta, nemmeno per i fuoriclasse.
A sentire le sue storie infatti si potrebbe pensare ad un alpinista focalizzato sui suoi obbiettivi, impegnato a raggiungere le pareti dei suoi sogni in compagnia di compagni di cordata fidati e capaci: non è così, o almeno non lo è sempre stato. E il maglione rosso con il ragno a sette zampe sul braccio è stato per Matteo più simile ad una benedizione che ad un premio onorifico per celebrare i suoi successi.
Torniamo indietro al 2005, quando Matteo, in stato di grazia incredibile, infila una salita impegnativa dietro l'altra, migliorando alla velocità della luce. Niente lo può fermare né distogliere dalla sua passione, ogni obbiettivo cade davanti al suo fuoco giovanile. Con il Ragno di Lecco Fabio Palma e con Domenico Soldarini apre in Wenden Portami Via, una via difficilissima ad oggi ripetuta solamente dalla forte cordata svizzera Steck-Anthamatten (si, quel Ueli Steck) e da niente meno che Tommy Caldwell. Proprio su Portami Via, quando la via è aperta ma non ancora liberata, succede l'imprevedibile: un appoggio che si rompe, un lungo volo e una brutta caduta di schiena. È un fulmine a ciel sereno: anche i migliori possono precipitare e percepirsi fragili e mortali! Un duro colpo per uno studentello universitario che ha dedicato ogni attimo ed ogni energia a scalare su prese sempre più piccole, alzando continuamente l'asticella credendosi inarrestabile. Qual è il senso di tutto ciò?
Una fuga immediata negli Stati Uniti giustificata da motivi di studio è l'occasione per disintossicarsi da una passione che bruciava troppo in fretta, per riappropriarsi della propria vita e delle proprie scelte. Allo stesso tempo però Matteo viene invitato a far parte dei Ragni di Lecco, uno dei gruppi di alpinisti d'elite più grandi, forti e giustamente famosi d'Italia.
Come in un film, il maglione rosso arriva a casa Della Bordella mentre il destinatario è più interessato alle feste studentesche americane che alle montagne. È diventato un Ragno, ma chi è Matteo dopo quel volo spaventoso in Wenden ed i panini al fast food del campus universitario?
Senza sapere i retroscena, guardando solamente uno sterile curriculum, potrebbe sembrare che Matteo, poco dopo il viaggio all'estero, sia tornato quello di prima, quello che va fortissimo e scala la sua parabola. Invece il viaggio interiore è a volte invisibile, ma porta una nuova consapevolezza del nostro posto nel mondo, come una diversa percezione delle cose. Non potremo mai sapere che fine avrebbe fatto il giovane Matteo senza sentirsi così vicino alla morte quello sfortunato (o fortunato?) giorno del 2005, oppure se senza quel maglione rosso avrebbe smesso di scalare per dedicarsi interamente all'ingegneria (o alla vita mondana).
Quello che sappiamo è chi Matteo è diventato: uno dei massimi interpreti del "no place too far", non solo in Italia ma a livello mondiale. Un alpinista di punta, consapevole, capace di sognare progetti ambiziosi sulle montagne più selvagge del mondo, molti di questi realizzati in compagnia di altri maglioni rossi. Con la stessa forza ha imparato ad accettare i duri insegnamenti degli insuccessi e le nuove sfide della vita.
Nel 2018 è stato eletto presidente del Gruppo Ragni: Matteo, con l'esempio e la sensibilità di un fratello maggiore trasmette entusiasmo ai più giovani, collegando vecchie e nuove generazioni, supportando e motivando i progetti degli altri alpinisti. In fondo, il fuoco della passione brucia a lungo quando il soffio che lo alimenta è condiviso, chi indossa il maglione rosso lo sa bene.