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Sentono la sveglia suonare ad orari che neppure il gallo canta. Mangiano pasta all’olio e bevono solo acqua per solidarietà. Attendono per ore, uno sguardo all’orologio e l’altro allo smartphone. Ma non potrebbero farne a meno, che tutt’attorno c’è la bellezza dei monti e la gioia di vederli arrivare al traguardo. Sono gli accompagnatori dei trail-runner, quell’allegra umanità composta da fidanzate, parenti, amici, figli, compagni e nonni che non si perderebbero per nulla al mondo la folle corsa sui monti dell’eroe di casa.
LA LUT. L’occasione per raccontare la carovana di chi applaude sulla linea di partenza e gioisce sul traguardo, incoraggia ai ristori e attende lunghissime ore su sentieri sperduti è la LUT, la Lavaredo Ultra Trail, evento che si avvicina a grandi passi: dal 21 al 23 giugno Cortina diventa la capitale mondiale del trail-running con gare indimenticabili. Dall’esperienza iniziatica per i bimbi del venerdì mattina, ai 20 chilometri con mille metri di dislivello che è già impresa per alcuni, passando per i 48 chilometri con 2.600 di dislivello del sabato mattina, quando iniziano ad arrivare gli eroi partiti il venerdì sera, 120 chilometri di pura bellezza e fatica con 5.800 metri di dislivello da mangiarsi.
GLI ALLENAMENTI. In prima linea ci sarà Laura Fagan, mamma di 36 anni che da un paio d’anni ha iniziato a seguire le discese ardite e le risalite di uno dei più forti atleti italiani, Stefano Fantuz. “Ammetto che ero una adepta del mare, ma da quando ho scoperto la montagna ho la sensazione di aver perso anni di vita: le persone che si trovano sui circuiti di trail running sono genuine e semplici, portano nell’anima valori sani”, racconta lei. Vivere con un atleta non è semplice. Allenamenti, ritmi, alimentazione. I riti di chi corre spesso sono avulsi dalla vita reale, fatta di cibo spazzatura e ritmi incostanti. “Ma ho imparato ad accettare le sue esigenze, ne parlo spesso anche con le amiche. L’importante è lasciarli stare, prima della gara. A volte c’è tensione, ansia”.
IL VIAGGIO E LA CENA. Ma poi arriva il giorno della gara. Motivo perfetto per un bel week end assieme. Si parte il sabato, o il venerdì. Nel caso della Lut, c’è chi arriva anche il giovedì. Cortina si riempie di appassionati e di turisti. C’è chi guarda febbrile il meteo, chi si rilassa e studia i sentieri. “Se posso, durante il fine settimana della gara corro o cammino pure io”, racconta Laura, che da poco ha iniziato a correre qualche trail. “Porto mia figlia che ha dieci anni, è pigrona: ma seguendo il calendario di Stefano scopriamo posti sempre entusiasmanti”. Fino alla sera prima, il sacro rito della cena pre-gara. Nessun runner mangerebbe altro che pasta scondita, sapendo cosa lo aspetta l’indomani. Ed è spettacolare vedere certe tavolate di amici dove si versano litri di vino rosso e diaboliche costate. “Stefano mangia sempre la pasta col pomodoro, meglio se di sua mamma”, sorride Laura. “Io invece una birra me la bevo volentieri”.
IL GRAN GIORNO. La Lut è una gara epica. Di quelle che iniziano dopo il tramonto del sole, con una pila in testa che serve correre tutta la notte per macinare almeno metà gara prima che arrivi l’alba. Vedere partire il manipolo di eroi dei monti è commovente, Cortina risuona a festa per ore in attesa che si inerpichino su, verso un destino che ancora non conoscono. Ma le gare iniziano di sera solo in caso di ultra trail per professionisti. Di solito, la partenza è all’alba o poco dopo. E qui si vede il vero amore. “Io resto sempre a letto un’ora in più mentre lui fa colazione”, fa l’occhiolino Laura. “La partenza non me la perdo mai. Lo guardo da distante, vedo se è teso o se è rilassato. Ma mi prendo all’ultimo, tanto poi abbiamo sempre di fronte una giornata lunghissima”. Pronti via. Il paesello di montagna si svuota degli atleti e inizia a brulicare di parenti e amici.
LA GARA. Seguire la Lut in notturna è un viaggio nel tempo, sotto il cielo stellato che illumina le Dolomiti. Gli organizzatori hanno pensato per gli assistenti e per i famigliari ad una serie di passaggi che permettono loro di visitare sentieri indimenticabili. Si inizia poco dopo mezzanotte a Sant’Umberto, verso il chilometro 16, si prosegue al Passo Tre Croci (chilometro 28) o al Federavecchia (33) per poi arrivare a Misurina al quarantaduesimo chilometro. Per i top runner è notte fonda, per gli ultimi sono le otto di mattina. E a questo punto i distacchi iniziano a farsi abissali: ad Auronzo i 48 chilometri, a Carbonin per i 63, a Cimabianche per i 67 e a Malga Stua per i 75. Ecco, i professionisti vedranno l’alba (previsto il passaggio alle 6.15) mentre per l’ultimo saranno le quattro di pomeriggio. Infine, le ultime tre tappe, quelle del dolore e della fatica abissale: il Col Gallina (km 95), Passo Giau (km 102) e il Mortisa (km 118) prima dell’arrivo a Cortina. Sarà qui dove Laura, con Giorgia, attenderà Stefano dopo aver trascorso la notte, assistito da altri amici. Ecco: i primi sentiranno i tocchi di mezzogiorno dopo gli applausi, gli ultimi arriveranno all’alba del giorno dopo.
IL TRAGUARDO. “Io mi sono scaricata tutte le App possibili per seguire in tempo reale i passaggi di Stefano”, confida Laura. “Sono sempre preoccupata, mi basta vederlo per star serena. Lo seguo nei ristori, sono stata sua assistente di gara in alcune occasioni.Ma ora basta, non lo faccio più: una volta per poco mi perdevo su stradine impossibili e non gli portavo gli integratori”. E se questa è la gara del professionista, per l’amatore gli occhi di un amico, nel momento più tragico di una gara, possono bastare a iniettare l’energia che serve a lottare per ore. Perché se c’è una certezza, è che prima o poi spunta il traguardo. Mani al cielo, abbracci e baci di rito. C’è chi arriva col figlio per mano, chi si inginocchia di fronte all’amata, chi piange, chi sente il cuore rompersi di fronte alla meraviglia della meta conquistata.
E ORA BASTA. E’ un classico. Durante la gara accompagnatori e runner si maledicono a vicenda. La comunità che corre soffre la fatica dell’attesa e dello sforzo. “Questa è l’ultima volta che corro, lo giuro”. I parenti e gli amici sono in ansia tra un passaggio e l’altro, non sai mai se arriva sorridendo o se si è storto un piede. “Questa è l’ultima volta che l’accompagno, lo giuro”. Ma poi arriva il traguardo, l’abbraccio, la doccia, il rito collettivo del pasta party, lo speaker che esalta gli animi, la gioia delle premiazioni per i pochi eletti – e Laura, beata lei, tante volte vede Stefano salire sul podio. È la comunità di corridori del cielo, drogati di adrenalina che nessuna cima riuscirà mai a saziare. “E comunque prima o poi sarà Stefano ad aspettarmi al traguardo, vedrai”, ci saluta Laura. “Troppo bello correre, mi sa che inizio a fare qualche gara lunga pure io…”