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Intervista a Moreno Pesce

Vi presentiamo Moreno Pesce con le sue stesse parole

Abbiamo avuto l'onore di incontrare Moreno Pesce per una breve chiacchierata; la sua passione e la determinazione sono una grande ispirazione per tutta la scena del trail running e per gli sportivi in generale. Ve lo presentiamo con le sue stesse parole:

"Mi chiamo Moreno Pesce, sono nato a Noale (VE), il 13 dicembre 1975.
La mia vita si divide tra Auronzo di Cadore, provincia di Belluno, e Noale, provincia di Venezia.
Adoro la montagna…fin da bambino, io davanti con lo zaino in spalla e dietro i miei genitori…ben staccati!!! Su e giù per i sentieri del Comelico e del Cadore.

Poi un giorno, la mia vita si è fermata. Forse andavo troppo di fretta e ho imparato a guardare…pensare…e aspettare…dopotutto, perdere una gamba, non è poi così grave; durante una settimana di vacanza in Comelico, assieme alla mia attuale compagna e a una guida (Charlie), abbiamo provato a riprendere la via maestra dei monti. Un successo!…ero tornato a fare il giro delle 3 cime di Lavaredo. Si lo so…non è tanta roba…però come inizio per me è stata linfa vitale.



Da li, son stato in vacanza in val di Fiemme e val di Fassa, dove un’altra guida (Fabio Rovisi), mi ha assecondato e suggerito molti trail da percorrere. E’ nata una splendida amicizia…e quell’amicizia, ha fatto partire la sfida…Vertical! Da li in poi, ne ho percorsi di chilometri e ogni volta sorrido perché ci sono anch’io li, con gli atleti e in totale sicurezza, controllati dai volontari. A volte oso, ma son un po’ “pazzo”…me lo concedete?!

Le mie gare son una sfida con me stesso…con nessun’altro. Quando gli organizzatori mi permettono di partecipare è un piacere arrivare al traguardo. Prima ero il solo disabile. Ultimamente, alcuni amici di “gamba”, mi fanno compagnia. E’ un piccolo successo vederli con me a “gareggiare” su questi terreni. E’ uno sport non riconosciuto…fatto di sudore, spinte verso il basso, sorrisi, consigli e solidarietà. Non esiste la competizione; al limite una botta sulla spalla all’arrivo. Per queste gare ci vuole allenamento. Cerco di fare almeno un paio di uscite alla settimana, compatibilmente con gli impegni di lavoro e della famiglia, che ha la precedenza su tutto; adoro le Vertical Race. Non sono passeggiate e bisogna avere gamba, braccia e testa per affrontarle al meglio. Parto in primavera con le gare. L’obbiettivo è di portare al termine la gara di casa, La Camignada poi Siè Refuge (30 km e 1320 metri di dislivello positivo). Nel 2014 ho raggiunto il traguardo in 9 ore e 58’. A 2 minuti dalla chiusura cancelletti. Un salire e scendere che aiuta lo spirito, visti i paesaggi che la circondano. La suggerisco a tutti. Io non corro, cammino con un passo veloce, lontano dai primi, ma contemporaneamente, sono immerso in questo mondo fatto di gente tenace e mai stanca. Di recente ho partecipato alla Lavaredo Ultra Trail come volontario, ed è stata un gran bella esperienza…non ero abituato a vivere le gare così e vedere quest’aspetto degli atleti con la A maiuscola è stato molto bello.

Ogni gara ha la sua storia, ogni sentiero il suo segreto; non esiste il più bello, bensì i più belli. Ma il sottobosco del Col Agudo ad Auronzo, lo adoro troppo. Ed infatti è la mia palestra. A seconda del periodo dell’anno, si presentano variazioni di fondo che mi permettono di decidere in ogni momento che tipo di allenamento fare. La scarpa e l’eventuale rampone, in questo mi aiutano. In questo periodo sto’ utilizzando le Ignite di SCARPA. Mi trovo molto bene. Mi danno sicurezza…che è quello che cerco.

Il mio obbiettivo?! Vorrei portare la mia piccola di due anni a camminare sui monti; lo zaino in spalla lo tiene già e speriamo  le piaccia andare per i sentieri di montagna. Obbiettivi sportivi, a breve la Dolomites Vertical Kilometer e poi la Camignada. Nel lungo termine, continuare così, col sorriso. Spero che in futuro ci siano più disabili a queste gare. Nello spirito della totale sicurezza. Non facciamo male a nessuno.

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