Simone Pedeferri è uno dei più polivalenti arrampicatori italiani, capace di passare dall'8b boulder alle vie lunghe di 8c con sorprendente leggerezza. Per i giovani Ragni di Lecco è "Il Vecchio", anche se 47 anni non sono certo età da pensione: ne sa sempre una più del diavolo, non smette di sognare e di allenarsi, e le sue opere d'arte sulla roccia rappresentano un prezioso tesoro ed una sfida ambiziosa per i giovani arrampicatori.
Simone è la dimostrazione che, in un mondo spesso tendente all'iperspecializzazione, c'è ancora spazio per la spontaneità e la creatività. Nei primi anni novanta, con l'ottimismo ed i sogni di ventenne si innamora della Valle. La Valle, con la "V" maiuscola, è il luogo-sogno degli arrampicatori di ogni genere e generazione. Avete presente i bambini che disegnano una valle di montagna, aggiungendo ogni loro desiderio per renderla perfetta? Stanno solamente dipingendo un ritratto della val di Mello, con i suoi prati brillanti, i boschi fiabeschi, cascate scroscianti e nuvole che corrono veloci in un cielo troppo blu per essere vero.
L'arrampicata è per il giovane Simone un obbiettivo su cui focalizzarsi al 100% ed elegge quindi a sua dimora questo luogo dove può spaziare dai massi che spuntano come funghi nei boschi alle big walls che poco hanno da invidiare alle grandi pareti delle Alpi. L'estro del gesto arrampicatorio trova una profonda connessione con la pittura, che Simone padroneggia dopo aver studiato all'Accademia di belle arti di Brera.
L'arrampicata, da fine per superare se stesso, diventa un mezzo, per vivere dei momenti da portare con sé e ribaltare in maniera instintiva ed emozionale sulle tele. Il gesto è espressione dell'arte, che avvenga sulla roccia o sulla tela ha poca importanza. "Sento il bisogno di sentire, annusare, toccare il colore." È un modo di dipingere materico, fisico, nel quale i vari elementi si sovrappongono, si smontano, in una stratificazione di sentimenti ed emozioni. Il segno è quasi scultoreo, dinamico, graffia la tela così come gli appigli e gli appoggi definiscono la tridimensionalità di una parete liscia rendendola arrampicabile.
Ma torniamo all'arrampicata, dove Simone mischia stili diversi come è abituato a fare con le tecniche pittoriche. Dalla vetrata di casa osserva le pareti ed immagina linee nuove da salire, la Valle è il suo giardino. D'inverno invece, quando il freddo costringe animali e uomini nel fondovalle, si dedica alla scoperta dei blocchi da salire senza corda. Nel boulder c'è solo un materasso ad attutire le innumerevoli cadute e raccogliere la frustrazione dei tentativi andati a vuoto. Poi arriva l'istante perfetto in cui tutto si allinea magicamente: ciò che era solamente un masso qualsiasi pieno di muschio, spazzolato e preparato con cura, diventa una sequenza possibile di appigli e appoggi minimi, con un nome evocativo e un numero a definirne il grado di difficoltà.
"Capita di osservare un sasso tante volte e non trovare niente di niente, poi di guardarlo con una luce particolare e vedere la linea perfetta." Magia. Pulire i blocchi è un passatempo che Simone svolge con passione e dedizione, per sé e per gli altri.
Il boulder è attività solitaria per le giornate in cui non ci sono compagni per scalare con la corda, ma può essere anche festa, scambio e condivisione. Simone è fin dall'inizio tra i principali promotori del Melloblocco, quello che è diventato col tempo uno dei più grandi raduni di climbers da tutto il mondo.
Potrebbe essere il ritratto perfetto del classico arrampicatore "local", che custodisce la "sua" valle mentre apre vie durissime ed organizza eventi. Questa realtà però è vera solo a metà: non mancano infatti le spedizioni internazionali, sempre con l'obbiettivo di aprire itinerari in arrampicata libera. A Simone piace sentirsi così: un puntino microscopico su una parete gigantesca, un puntino che lotta con le sue sole forze per superare l'enigma dell'arrampicata metro dopo metro. Lo stile è importante, è un modo di vivere e di essere, quando si scala così come quando si dipinge.
In giro per il mondo si scoprono non solo pareti vergini, ma anche culture diverse, colori, suoni e persone. Per un viaggiatore qualunque questi ricordi resterebbero fissati nella memoria, magari in qualche fotografia. Simone invece ne trae linfa nuova per la sua arte, pronta a rispecchiare i contorni tribali dell'Africa come le gelide emozioni della Groenlandia. In mezzo il fluire delle dita e del pennello, cercando a ruota libera l'ispirazione per creare qualche piccolo o grande capolavoro da lasciare agli altri.
Credits: Giovanni Zaccaria