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La stagione di Moreno Pesce

Moreno ci spiega come la forza di volontà annulla ogni ostacolo

Ciao Moreno allora com’è andata la stagione?
Eccomi qui ragazzi, al termine di una stagione 2015/2016, che mi ha appagato nel migliore dei modi possibili. Un lungo periodo di giri e allenamenti che mi hanno dato la possibilità di portare a termine tutte o quasi le sfide personali prefissate. Ho raccolto molti sorrisi e pacche sulle spalla in giro. E questo è il risultato più grande.

Mi sono un po’ perso, quali e quante gare hai corso quest’anno?
A dire la verità ho perso il conto! Ma le sfide che ricordo con un sorriso speciale, sono la Vertical Rodella, durante la quale, ho tagliato il traguardo con la mia piccola in braccio, e la Dolomites Vertical Kilometer di Canazei. Quest’ultima, mi ha fatto aprire gli occhi su aspetti che mai avrei pensato si potessero raggiungere camminando tra i monti. Grazie ai Bogn da Nia della Val di Fassa per la loro, incredibile vicinanza e disponibilità nei miei riguardi.

Quale è stata la gara più dura?
Permettimi di dire che le più dure sono due. La prima, “La Trentapassi”, perché non son riuscito a partire per problemi fisici. La seconda, “Cadini Sky Race”, dove mi son ritirato per essere andato oltre al cancelletto orario, in accordo con gli organizzatori, ai quali va’ comunque il mio ringraziamento per avermi fatto almeno provare a raggiungere il traguardo. Boccone amaro, ma i regolamenti vanno rispettati. Mi sono promesso di provare a chiudere l’anello con chi vorrà farmi compagnia.

 

Come ti è venuto in mente di correre questo tipo di gare?
La motivazione per tornare a camminare tra i monti è stata forte. Dopo l’incidente, continuavo a guardare due foto del mio passato; una era la croce sopra la Tofana e l’altra il lato nord delle 3 Cime di Lavaredo dal rifugio Locatelli. E ascoltandomi…eccomi qui. La sfida è nata per gioco e l’ho raccolta. Oggi di queste sfide vinte, ne conto parecchie e ringrazio sempre chi mi ha permesso ciò. Oggi cerco nuovi paesaggi, nuove sensazioni e nuovi sorrisi. Far chilometri per ammirare i paesaggi non mi spaventa. E finché la mia famiglia mi appoggia, tutto risulta più semplice. Sconfinare (Hinterstoder, Kitzbuhel e Wengen) e andare fuori triveneto (Lago d’Iseo, Santa Caterina Valfurva) credo possa essere solo il proseguo di questa nuova vita: adoro la montagna.

Che preparazione ci vuole per affrontare eventi del genere?
Una preparazione fisica ci vuole, dove per me, oltre alla gamba, contano le braccia e soprattutto la testa. Non nego che più volte in momenti di difficoltà mi ripeto “ma chi me l’ha fatto fare!” Ma poi la sensazione di pace interiore torna in me e prende il sopravvento anestetizzando le stanchezze.

Parliamo di attrezzatura. Che modifiche hai fatto alle stampelle? Come ti sei trovato ad applicare i ramponcini alle scarpe? Indossavi il casco?
Le stampelle?! Le definisco come “fedeli compagne” più che attrezzi. La sollecitazione che subiscono oggi è diversa da quella che subivano in passato. E i cedimenti di quest’anno parlano da soli. Dopo innumerevoli tentativi ho trovato l’equilibrio grazie all’aiuto del negozio Amplaz Sport di Canazei. Ora faccio tappa fissa in un’azienda veneta, la Gabel s.r.l., dove assieme allo staff, abbiamo trovato dei buoni prodotti da apporre agli steli. Piano pianino si sperimenta!

Oltre a delle buone scarpe (Neutron) nelle situazioni più difficili, utilizzo due tipi di micro-ramponi della Nortec Sport. Calzati a dovere, salvano in innumerevoli situazioni. Soprattutto nelle invernali con pendenze elevate. Purtroppo, non avendo l’articolazione del piede, non riesco a indossare le ciaspole… si fa di necessità virtù. 
Ultimamente, a causa delle elevate pendenze e di cosa potrebbe causare una caduta, sto utilizzando un casco della C.A.M.P. Mi trovo benissimo e da quando l’ho usato la prima volta, mi chiedo come mai non ho fatto questa scelta prima! 


Hai mai patito il freddo, o con lo sforzo non è stato un problema?
A volte il freddo lancia il segnale, tuttavia riesco a recuperare la temperatura ideale abbastanza in fretta. Soprattutto alle mani, in fase di compressione con le stampelle, la circolazione sanguigna è più problematica. Allora metto i sovra guanti e sono apposto.

Come funziona la formula dei Vertical Up?
Vertical UP è “ A HELL OF A RUN!” come dice anche lo slogan. Un circuito di 4 gare, in 3 stati, con un D+ totale di 3.500m. Tutto è nato da un sorriso raccolto l’anno scorso al termine di una estenuante salita lungo i muri della Streif di Kitzbuhel. Son stato premiato dall’organizzazione come ultimo, con una salsiccia a forma di medaglia!



Quanto ci si diverte a un evento del genere?
Ci si diverte un sacco, ma sudando! Inutile dire che per due della quattro gare, la notte prima non ho dormito…la tensione svanisce solo al traguardo! E allora si ride, si urla di gioia e si torna a pensare a ciò che si è vissuto lungo il tracciato. E vale sia per chi l’ha affrontata vestito in maschera che a chi l’ha affrontata col cronometro in mano/polso.

Quale è stata la gara che ti ha lasciato più di tutte le altre e perché?
Dire quale è stata la migliore, è riduttivo per la bellezza dei paesaggi visti e per le emozioni vissute e che son cambiate a ogni sfida. Ogni volta che la mia piccola guarda le foto del circuito VUP o i video della Streif, sorride e dice: “Papà”. Io invece dentro, penso al traguardo delle “Tulot” di Pinzolo; è stato il più significativo come papà. C’erano ad attendermi in cima, Elisa e la mia compagna Antonella. Due baci dopo un tale sforzo, han detto tutto a me. E stanchezze e freddo, son sparite subito.

Pensi di partecipare anche il prossimo anno a questi eventi?
Dire ora cosa farò l’anno prossimo mi risulta difficile. Non programmo il futuro con largo anticipo. Vivo il momento presente ed è questo quello che conta.

Dai qualche consiglio a qualcuno che vuole partecipare a uno di questi eventi?
Nel mio piccolo dico che se guardo i traguardi dal basso, faccio fatica a pensarmi su. Non guardate mai in su, guardate davanti a voi. Passo dopo passo, arriverete dove volete arrivare. La volontà fa tutto…il resto è pazzia! E ci vuole per sfidare certe pendenze.



Prossime gare in programma?
8 maggio a Lozzo di Cadore e il Trail delle Longane. Da li in poi, come detto precedentemente, non programmo il futuro con largo anticipo. Anche se ho voglia di sfidare altre montagne e le premesse sono buone.

Quanto conta la testa in queste gare?
Dalla testa parte tutto. Se si è apposto e sereni con la testa, tutto risulta più facile. L’obbiettivo è sempre li, non scappa. E’ proprio dietro l’angolo.


 

 

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