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Il diario alpinistico:
Fine agosto: valle del Rangtik, zona Zanskar, India.
Luca Vallata, Davide Limongi, Federico Martinelli, Enrico Mosetti e Federico Secchi hanno salito in stile alpino Jullay Temù, una nuova via che segue lo spigolo est del Chareze Ri fino alla cima nord (5950m).
Avevamo fatto loro un grande in bocca al lupo quest’estate, quando sono partiti dall’Italia. Dopo aver sognato la grande montagna inviolata, esplorato con i loro occhi la parete, ipotizzato una linea di salita, i cinque ragazzi, forti alpinisti, sono passati all’azione.
Si sono acclimatati, hanno atteso la finestra di bel tempo, e sono partiti in direzione della vetta. Hanno bivaccato una notte in parete, poi hanno raggiunto la cima nord. Da lì sarebbero mancati solamente 200 metri di cresta rocciosa e affilata per raggiungere la cima principale. All’ora del tramonto però la luce se ne va più velocemente di quanto vorresti, e così Luca e compagni sono stati costretti a scendere, al buio e con delle sconfortanti previsioni meteo per il giorno seguente. Luca è rientrato in Italia, ed ora guarda indietro per capire cosa gli ha portato questa nuova esperienza.
La salita (e discesa):
Dopo molte spedizioni alle quali ha partecipato, per la prima volta si è trovato a scegliere personalmente l’obbiettivo, e organizzare tutta la parte logistica. “Una bella sfida, che mi ha reso più maturo dal punto di vista alpinistico.”
Per una questione di gravità, gli scalatori sono abituati a fare più fatica a salire piuttosto che a scendere le vie, ma questa volta è stato diverso: “L’ascensione della nuova via è filata davvero lisca, tutti sorridenti, morale alto e scherzi. C’era il sole e si stava bene.”
Poi però, nel tentativo di raggiungere la vetta vera e propria, hanno accelerato il passo, spremendo dai loro corpi l’energia che rimaneva. Quindi la scelta di tornare indietro, la concentrazione per una discesa impegnativa. “Eravamo stanchi, abbiamo dovuto inventarci 15 calate in corda doppia, al buio ed evitando gli strapiombi della parete nord-ovest.”
Avventure di contorno:
Chissà se è stata più pericolosa l’improvvisata discesa dal Chareze Ri oppure la permanenza al campo base… “Una famiglia di orsi himalayani ci ha fatto visita. Siamo stati svegliati da dei sospetti rumori notturni, ma per fortuna gli orsi sono stati discreti, hanno lasciato solamente qualche impronta per terra!” La nuova via aperta è stata battezzata “Jullay Temù”, ovvero “ciao orso” in Ladakhi, per salutare gli ospiti imprevisti al campo base. Dopo un’ultima settimana, passata sotto la pioggia, il gruppo è rientrato a Padum, il villaggio più vicino. “Qui io e il Mose (Enrico Mosetti n.d.r.) abbiamo rischiato di ammazzarci.” Luca ride, pensando all’assurdo destino che ha voluto beffarsi di lui, proprio alla fine di una spedizione vissuta con tranquillità, e condivisa con dei buoni amici. “Abbiamo noleggiato una moto e ci siamo fatti un bel giro lungo una cinquantina di chilometri, risalendo la valle. Al ritorno ci si è infossata una gomma nella sabbia e siamo volati per terra, il mio piumino è esploso, e zoppicanti abbiamo dovuto rimettere assieme i pezzi persi della moto nel bel mezzo del nulla...”
Grazie Luca per aver condiviso con noi qualche bellissimo frammento del tuo viaggio. Avete in mente di tornare per raggiungere la cima principale o non vi interessa?
“Non credo proprio, il mondo è grande...e restando anche solo nello Zanskar si possono scegliere una quantità imbarazzante di stupende montagne vergini che aspettano altre avventure!”