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Luca Vallata ha 28 anni, gran parte passati a scalare. È un alpinista classico, ma moderno e sognatore. Gli piace scoprire posti nuovi, andare dove non è mai stato, e dove magari vanno in pochi. Gli piace cercare, desiderare, attendere, soffrire e forse anche fallire a volte. Sicuramente il suo non è un alpinismo banale, né scontato.
Un giorno, sfogliando un numero dell’American Alpine Journal vede una foto del monte H2, una meravigliosa cuspide alta 6085 metri dispersa per l’Himalaya indiana. Gli alpinisti si sa sono una grande famiglia, così Luca ci mette poco a trovare i contatti di Matija Jošt, alpinista sloveno autore dell’articolo e della spedizione. Le notizie sono confortanti, anzi, sono proprio quello che Luca voleva sentirsi dire: nonostante sia invitante ed imponente, sembra che nessuno abbia mai toccato la parete principale, uno scudo di granito di 700 metri. Addirittura pare che la cima dell’H2 sia ancora inviolata e che solo due spedizioni alpinistiche abbiano esplorato la zona negli ultimi vent’anni. Luca non vede l’ora di trovarsi la montagna davanti, guarda ancora la foto con gli occhi sognanti e impazienti che cercano una possibile linea di salita.
Quando le premesse sono così allettanti, ci si mette poco a passare dal pensiero all’azione, così comincia il tam-tam dei preparativi. Servono i compagni giusti, e Luca mette su una squadra all’altezza dell’obbiettivo in palio. Raccimola alpinisti e colleghi guide alpine dal Friuli alle Alpi Centrali, amici di vecchia data così come nuove giovani conoscenze, ai quali volentieri trasmette la sua esperienza maturata in anni di spedizioni (Patagonia, Perù, Cina). L’obbiettivo è una parete difficile di una cima inviolata, le aspettative sono alte, così come le incognite che il gruppo dovrà affrontare. Luca però è sereno, l’alpinismo è solamente il suo modo per esplorare il mondo ed esprimere se stesso. La foto sulla rivista, la parete del monte H2, sono stati la scusa per condividere un sogno e costruire un progetto con degli amici, partire per un luogo verso il quale, altrimenti, non si sarebbe mai diretto. L’avventura che si vive, le emozioni che si provano, sono ben più importanti del raggiungimento di una cima.
Da parte di tutto il team SCARPA un grande in bocca al lupo a Luca ed a tutta la sua squadra!