L’appartenere a un club alpinistico aiutava a trovare i compagni e a ottenere a prezzi economici, se non gratuitamente, quando si era particolarmente fortunati, i biglietti del treno o dell'autobus per andare ad arrampicare sui Tatra, al confine con l'allora Cecoslovacchia. A Katowice i club più noti erano il KWK Klub Wysokogórski e il HKT Harcerski Klub Taternicki, dove quasi il settanta per cento degli iscritti frequentava le montagne. Tra gli elenchi dei loro iscritti spiccavano nomi illustri come Artur Haizer, Janush Majer, Ryszard Warecki, Krzysztof Wielicki e Jerzy Kukuzcka.
L’appartenenza a un club permetteva inoltre di ottenere fondi per organizzare le spedizioni all’estero. Chi aveva qualche progetto andava dal direttore di una delle tante aziende statali, si sedeva di fronte alla sua scrivania e gli parlava della spedizione, sperando così che da un momento all’altro il suo interlocutore alzasse il telefono e chiamasse la segretaria dicendole di versare qualche złoty (ovviamente al Club di appartenenza). In questo modo si racimolavano gli złoty necessari per comprare le cose essenziali per la spedizione, compreso il biglietto aereo della linea di bandiera. All'estero lo złoto, la moneta locale, era relativamente debole e poco scambiabile. Così gli alpinisti ebbero l’idea di comprare in patria l'attrezzatura come zaini, scarpe e sacchi a pelo, ma soprattutto piuma d’oca, che in quegli anni la Polonia produceva in grandi quantità e di pregio. Questo materiale veniva trasportato e venduto nei Paesi dove doveva partire la spedizione, come per esempio il Nepal e la città di Kathmandu; in cambio gli alpinisti ricevevano monete locali, necessari per poter pagare i portatori e sostenere le spese. Un’ottima idea che avrebbe cambiato in meglio le spedizioni a venire.
Nella seconda metà degli anni Settanta, e dopo la crisi petrolifera del 1973, in Polonia i tassi aumentarono notevolmente e le spedizioni all’estero diventarono ogni giorno più costose; gli złoty donati dalle aziende non bastavano più e il gruppo di himalaysti dovette inventarsi qualcosa di nuovo. Ryszard Warecki, compagno di scalate di Kukuczka, buon alpinista e persona di grande intelligenza, scoprì che nelle tante fabbriche attorno a Katowice c’era bisogno di una manutenzione speciale, come dipingere le facciate o fare piccole riparazioni. La vecchia tattica di sedersi alla scrivania di qualche direttore di azienda a perorare la propria causa da sola non era più praticabile: serviva più denaro e il regime non permetteva ancora finanziamenti “privati”; tutti i soldi spesi dovevano in qualche modo essere giustificati.
Così Warecki escogitò di aprire all’interno del club un conto legato al FASM - Fondo dei Giovani Socialisti, connesso al partito politico del momento, quello di Gierek. Per il direttore dell'azienda era un modo per avere stima e rispetto dallo Stato, mentre per i giovani e forti scalatori era il modo migliore per ricevere le grosse somme di denaro necessarie per scalare i grandi colossi dell'Himalaya. Grazie a questa idea molti altri club di altre città polacche arricchirono le loro casse, aumentando le spedizioni e l'acquisto delle attrezzature alpinistiche necessarie. I forti e volenterosi alpinisti grazie alle loro capacità, ma anche al denaro a disposizione, iniziarono a farsi conoscere in tutto il mondo. Un giovane e forte Jerzi Kukuczka, detto Jurek, conquistava piano a piano i diversi ottomila e in un’intervista rilasciata poco prima di partire per l'ennesima spedizione diceva: “Dopo tutte le fatiche che ci sono volute per avere i soldi di una spedizione è obbligatorio arrivare in cima”.
Gli anni Settanta finirono velocemente e lasciarono presto il posto agli anni Ottanta. In Polonia il governo di Edward Gierek cominciò a barcollare e nell’agosto del 1980 venne fondato il sindacato indipendente Solidarnosc, appoggiato da un papa tutto polacco e fondamentale per il cambiamento della Polonia e di tutta l'Europa dell’Est, Karol Wojtyla. Nell’aria si sente che il regime sovietico è vicino alla decadenza e l'Occidente, con un sistema più liberale, bussa alle porte della Polonia. I viaggi all’estero aumentano notevolmente, Kukuczka colleziona un ottomila dopo l’altro, iniziando la nota competizione con Messner. Competizione che fa gola a molte ditte produttrici di attrezzatura alpinistica. Nel 1986 il gruppo dei forti polacchi viene invitato al Trento Film Festival, una delle più antiche e importanti rassegne cinematografiche. Partono dalla Polonia con le loro Fiat 126 Maluch: in una Kukuczka e la moglie Celina, e nell'altra Wanda Rutkiewicz, Ryszard Warecki e Krzysztof Wielicki.
In Italia il pubblico comincia a conoscerli, non solo per le loro salite invernali, ma anche per la loro tenacia e incredibile forza. A Trento vengono accolti come star, in particolare Kukuczka. Varie aziende fanno loro proposte di collaborazione. Gli alpinisti polacchi scelgono prevalentemente quelle italiane, in particolare SCARPA di Asolo, della famiglia Parisotto, brand leader nel settore delle calzature per alpinismo, sci, arrampicata, trekking e tutte le attività sportive in quota.
Il modo ingegnoso di procurarsi i materiali necessari – in un contesto sociopolitico per giunta difficile e povero – la semplicità e, nello stesso tempo, la forza e la tenacia, in particolare di Kukuczka, colpiscono l’interesse dell'Azienda; anche perché, in fin dei conti, ricorda loro gli anni difficili del Dopoguerra, in cui la famiglia Parisotto dovette lavorare sodo, in tempi incerti e difficili.
Cosi SCARPA fu una delle prime aziende dell’Occidente a sostenere un alpinista polacco nelle sue spedizioni in Himalaya, fornendogli calzature come il GRINTA e il VEGA, un’evoluzione della prima pedula in Pebax, migliorata poi nel tempo in qualità tecnologica e comfort, grazie anche ai consigli di Kukuczka.
Qualche anno dopo, precisamente nel 1987, con la salita dello Shisha Pangma, Jurek diventa la seconda persona al mondo a raggiungere tutti i 14 ottomila. Solo due anni più tardi, il 24 ottobre 1989, trovò la morte tentando di scalare il versante sud del Lhotse, in Nepal, a 8200 metri di altitudine: la corda si ruppe di colpo durante l’ascensione. Esattamente qualche giorno dopo, il 9 novembre 1989, crollò il muro di Berlino, segnando la caduta della cortina di ferro e la serie di eventi che hanno dato inizio alla fine del comunismo nell'Europa centrale e orientale.
Due date importanti per i Polacchi (e il mondo intero): la prima li ha privati di un modello di uomo in cui la maggior parte di loro si identificava; la seconda è stata innegabilmente un momento epocale di svolta politica e sociale. I futuri alpinisti avranno un nuovo mondo, con nuove regole, da affrontare, ma conserveranno nella memoria e porteranno nel cuore potenti e duraturi simboli che non dimenticheranno mai.
Jurek, come i suoi compagni, affrontava nello stesso modo le vette e la vita: a testa bassa, o come diceva Wojciech Kurtyka, parlando dell'amico: "come un rinoceronte, che invece di evitare gli ostacoli li butta giù".
Gilberto Merlante
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