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Non sempre l’Orco è cattivo come si racconta nelle favole!

La discesa del Canale dell’Orco, una prima nel Gruppo dell’Adamello

Alessandro Beber, alpinista e guida alpina, ci racconta la discesa con gli sci del Canale dell’Orco. Una prima realizzata sulla Punta dell’Orco (3069 m s.l.m.) sopra la Val Genova, insieme a Marco Maganzini e Claudio Lanzafame.

 

Adoro l’esplorazione, e mi piace un sacco lo sci su terreno tecnico, quindi va da sé che quando si presenta l’occasione di andare a testare qualche nuova linea di discesa mi entusiasmo.

Con delle regole abbastanza precise però: non mi interessa scendere a qualsiasi costo, mi interessa sciare. Quindi se la linea è troppo esposta, o non in condizioni ottimali, e percorrerla vorrebbe dire affrontare lunghi tratti in derapata, o a scaletta, o a ripetute calate, non mi attira granché e la lascio fare volentieri a qualcun altro.

Per semplificare il concetto: mi piace lo sci ripido, molto meno lo sci estremo.

La differenza è molto sottile, ma sostanziale in termini di rischi che ci si assumono e di divertimento.

Certo saper aspettare non è sempre facile, ma a mio modo di vedere ne vale la pena.

Detto questo, fortunatamente ho una cerchia di amici con “gli stessi gusti” e sempre pieni di entusiasmo!

Questa volta la proposta è arrivata da Marco (Maganzini n.d.r.) che già qualche stagione fa era rimasto stregato da un canale molto estetico sulla Punta dell’Orco, una cima poco conosciuta nella zona Nord-Orientale del gruppo dell’Adamello.

Io e Claudio (Lanzafame n.d.r.) non potevamo che dargli fiducia e seguirlo!

La logistica per approcciare la Punta dell’Orco non è semplicissima, e anche il canale oggetto delle nostre brame è sbarrato alla base da una cascata di ghiaccio di 50m che ne impedisce la visuale della parte alta. Armati di corde, piccozze e ramponi siamo quindi andati a vedere, senza avere la certezza di quello che avremmo trovato, ma una volta superato questo risalto i nostri dubbi si sono dissolti di fronte all’evidenza di un canale ancora più bello rispetto a come ce l’eravamo immaginato, in condizioni perfette.

Il resto della giornata è volato via all’insegna della gioia di essere in un luogo selvaggio, con dei compagni fantastici, a vivere come bisognerebbe vivere sempre: in maniera intensa, in sintonia con la Natura, prestando attenzione anche ai minimi dettagli e cercando di introiettare ogni attimo.






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