Punto primo: i compagni di viaggio
"Sono partito per il Perù assieme a Thomas Gianola, in arte Buba, che negli ultimi anni è stato amico, coinquilino, collega e compagno di viaggio in Giordania. Poi Alessio Miori, altra Guida Alpina che abbiamo conosciuto proprio in Giordania e Nicolò Geremia, climber, ingegnere e lavoratore su fune padovano con il quale avevo condiviso qualche avventura verticale e qualche birra.In Pakistan invece sono andato assieme ad Enrico Mosetti detto "il Mose", Guida Alpina e sciatore goriziano e Davide "Dade" Limongi, maestro di sci e tecnico di elisoccorso. Se col Mose avevamo passato qualche giorno a scalare e vagabondare insieme in Sardegna l'autunno passato, con Dade ci siamo conosciuti e stretti la mano per la prima volta in aeroporto.
Entrambi i viaggi hanno avuto come partecipanti diverse guide alpine, ma non solo. Il livello alpinistico e l'esperienza di tutti erano molto alti, mentre la conoscenza personale era molto variabile.
Penso sia importante partire con altri alpinisti che hanno simili capacità ed esperienza, senza improvvisarsi, come quando si va a fare una via impegnativa sulle Alpi. In viaggio e nelle situazioni a volte stressanti che si possono venire a creare in montagna, può capitare di litigare con il proprio migliore amico, come di trovarsi in perfetta sintonia con uno sconosciuto. Nella scelta dei compagni, ho sempre prestato più attenzione al feeling, alle sensazioni che provo sul momento, rispetto alle solide basi di una relazione del passato."
Come nasce l'idea?
"Non c'è stato nessun sogno coltivato a lungo e tirato fuori dal cassetto a tempo debito quando tutti gli astri si sono allineati.In Perù mi sono unito ai miei compagni qualche settimana prima di partire, loro avevano preso il biglietto, senza aver pianificato molto di più, con qualche mese di anticipo.
L'idea del Pakistan invece era nella testa di Enrico da tempo. Una sera della lunga stagione lavorativa invernale, complice l'allegria di qualche birra, mi ha girato su whatsapp una foto di una montagna mai salita prima, chiedendomi se mi andava di provare a salirla (e scenderla in sci) con lui. Prima gli ho detto di si, e poi ho pensato a tutto il resto. Il piano era di dedicare una settimana per salire quella montagna nelle vicinanze del “Passu Glacier”, per poi spostarsi da un’altra parte per un’altra settimana."
Quanto tempo serve per un viaggio del genere? Servono visti particolari?
"Direi che il minimo sono tre settimane, meglio se si ha a disposizione un mese.Viaggiare in Perù, come in qualsiasi paese del Sud America, è molto facile. Non servono visti particolari, se c'è qualche permesso da pagare, per esempio per campeggiare in un parco nazionale, si paga sul momento.
In Pakistan, come in generale sulle montagne dell'Himalaya e del Karakoram, bisogna invece stare più attenti. La richiesta di Visa turistica per entrare nel paese va fatta online con un certo anticipo. A seconda degli obbiettivi alpinistici, possono esserci dei permessi di salita da ottenere e da pagare (soprattutto per le cime sopra i 6500mt). Noi abbiamo scelto degli obbiettivi al di fuori di controlli e tassazioni speciali."
Logistica: come ci si muove in un paese straniero?
"Perù: atterrati a Lima, siamo subito andati alla stazione degli autobus e siamo montati sul primo “colectivo” diretto verso la Cordillera Blanca. Dopo una notte seduti e sballottati tra i tornanti dei passi andini, siamo arrivati a Huaraz, piccola cittadina posta a 3000mt di quota, porta di accesso alle montagne. Lì abbiamo incontrato Ale Franchetti, un amico di amici trentino che si è trasferito laggiù e fa la guida alp...ehm andina tra quelle montagne. Ale, da vero local, ci ha dato un bel po' di consigli preziosi ed i contatti giusti. Abbiamo quindi deciso dove andare e cosa fare volta per volta, senza nessun piano prestabilito. Il primo passo è stato trovare un ostello dove alloggiare e un tassista simpatico disposto a portarci alla partenza dei sentieri nel mese a venire.In Pakistan invece abbiamo avuto il supporto totale di un'agenzia locale che ci ha organizzato alloggi e trasporti. Abbiamo deciso a grandi linee quali sarebbero state le tappe e le tempistiche del viaggio, pur pronti a qualche piccola variazione meteo-dipendente. C'è da dire anche che senza il supporto di un'agenzia locale, non so se avremmo nemmeno ottenuto la Visa nei tempi stretti a disposizione. Viaggiare in Asia, per quello che ho potuto sperimentare, è più complicato rispetto al Sud America."
Avete avuto delle guide locali con voi?
"A Huaraz abbiamo stretto amicizia con la famiglia che gestisce il Caroline Lodge, e con Rober, il tassista con il quale abbiamo instaurato un bel rapporto di fiducia. Per il resto eravamo invece da soli, in giro per i mercati a fare la spesa o da "Andean Kingdom" a sfogliare guide per decidere il prossimo obbiettivo.In Pakistan invece Fida, la nostra guida, è stato con noi tutto il tempo, organizzando per noi i cuochi e la cucina per le settimane di campo base, i portatori e tutto il resto. Fida ci ha ospitati a casa sua, ci ha fatto conoscere la sua famiglia e ci ha accompagnato alla scoperta della cultura pakistana. Avere il viaggio organizzato è stato rilassante mentalmente, ma è stato anche un modo per entrare più a contatto con la gente del posto. Se ora il Pakistan è per me un posto speciale, lo devo più a Fida, Alì e Abbas, che alle magnifiche montagne."
Come ci si prepara per salire montagne in alta quota?
"Le quote che abbiamo raggiunto sono alte, ma non altissime.In Perù siamo saliti fino ai 6162mt della cima del Ranrapalca, per una via nuova di ghiaccio e misto, ed abbiamo scalato su roccia fino al VII grado a oltre 5000mt. Abbiamo salito La Esfinge per la via classica della parete, e abbiamo aperto tre vie nuove nella zona del Cerro Tornillo.
La prima cima pakistana, quella parete sconosciuta spaventosamente perfetta e bella da scendere con gli sci che il Mose aveva trovato su internet, si è rivelata alta poco più di 5500mt: prima di partire ipotizzavamo potesse essere tra i 5200 ed i 5400mt, informazioni certe non ne avevamo. Poi ci siamo diretti verso il Drifika, 6447mt. Questa cima era già stata salita qualche volta, ma mai percorsa con gli sci.
L’altitudine, a 6000mt, si sente, di più rispetto che a 4000mt. Diciamo che bisogna essere ben allenati, e non è male prepararsi sulle cime delle Alpi. Poi si sa che una volta in spedizione si soffrirà un po' di più, che ci sarà da stringere i denti. Non serve però nessun materiale specifico, come le tute in piuma da altissima quota.
Le temperature sono state, in questi due viaggi, simili a quelle delle Alpi in primavera, con uno sbalzo termico più accentuato. Magari al sole fa caldo, ma la sera poi arriva il gelo. Serve un buon sacco a pelo, diciamo con un comfort a -12°C (il mio è in piuma ed ha un peso di circa 1kg e mezzo), un piumino pesante e buoni guanti. È fondamentale anche una tenda 4 stagioni per stare caldi, asciutti e comodi al campo base.
Nella valle Ishinca, in Perù, dove abbiamo allestito il campo base del Ranrapalca, arrivano gli asini carichi di materiale. Abbiamo quindi deciso di noleggiare una tenda-cucina, pesante da trasportare ma comoda per stare in quattro tutti insieme e per poter stare in piedi al posto che sempre rannicchiati nella bassa tendina da spedizione. Sempre per comodità, abbiamo noleggiato un fornello a benzina, utilizzando il jetboil solamente al campo avanzato ed in parete.
In Pakistan invece i portatori si sono caricati sulle spalle, oltre alla tenda-cucina dove stavano i cuochi e tutto il cibo, una tenda-mensa, con tanto di tavolino e sedie. Un vero e proprio lusso!"
Come si fa ad avere informazioni sulle previsioni meteo?
"Per 8 anni ho viaggiato per il mondo senza mezzi di comunicazione satellitari, senza nessun contatto con l'esterno una volta lasciata la civiltà. Consultavo le previsioni sui vari siti meteo all'ultimo wifi disponibile, e poi...niente. Guardavo il cielo, le nuvole, e annusavo il vento, come si faceva una volta. Da qualche anno ho a disposizione un Garmin Inreach che mi permette di comunicare con l'esterno in caso di bisogno, tranquillizzare parenti ed amici a casa, e avere aggiornamenti meteo.In Perù avevo insegnato a mio papà come consultare le previsioni sul sito mountain-forecast.com: avevamo poi concordato una specie di codice, con il quale mi poteva mandare sul satellitare molte informazioni su meteo, precipitazioni e vento per i 3-4 giorni seguenti, utilizzando soltanto pochi caratteri alfanumerici.
In Pakistan invece abbiamo utilizzato il servizio meteo fornito via satellite da Garmin, che si è rivelato preciso e attendibile.”
A quali aspetti bisogna fare attenzione quindi?
“La prima cosa da decidere è che tipo di spedizione si vuole intraprendere: se per sciare, scalare su ghiaccio e misto, oppure su roccia, eccetera. Il mio consiglio è quello di fare molta esperienza prima di partire, su terreno più simile possibile a quello che si incontrerà poi dall’altra parte del mondo. Conoscere il proprio corpo, le proprie capacità ed i materiali è fondamentale per avere confidenza con quello che sarà comunque un ambiente selvaggio, nuovo e a volte ostile. Per avere successo serve una grande forza mentale, che deve però poggiare sulle solide fondamenta dell’esperienza. L’ultimo ingrediente, il pizzico di magia necessario per la buona riuscita, è la fortuna.In Perù siamo partiti per un viaggio di due giorni, prima su due diversi taxi e poi a piedi, senza sapere se un contadino sarebbe arrivato con i suoi asini per trasportare il nostro materiale. Il tutto accadeva in una zona mineraria, con l’incognita dei guardiani a cavallo, che ci avrebbero potuti cacciare se per caso ci avessero visti.
Quando siamo arrivati a Borit lake, nella Hunza valley pakistana, quasi una settimana dopo la partenza da casa, speravamo che la “nostra” montagna esistesse davvero, e di non aver fatto tutta quella strada per niente. Le foto che avevamo visto, di anni precedenti e stagioni diverse, nulla ci dicevano sulla possibilità di sciare veramente quella parete: forse stavamo portando a spasso i nostri sci per niente, e saremmo saliti solamente con piccozze e ramponi. Forse invece saremmo sprofondati nella neve fresca, e non saremmo saliti neanche centro metri dal campo base.
Quando usciamo di casa per andare sulle nostre montagne spesso sappiamo a cosa andiamo incontro, abbiamo letto dei report e conosciamo o immaginiamo le condizioni che troveremo. In spedizione invece le incognite sono tantissime ed a pensarle tutte passa la voglia di partire e di investire tempo e soldi in qualcosa di così incerto. La preparazione e l’esperienza non bastano per garantirci il successo, serve anche un pizzico di fortuna. Forse la bellezza e la soddisfazione del viaggio derivano proprio dal sapore unico dell’avventura, non dal raggiungimento del punto più alto sulla mappa. Come diceva un noto cantautore al quale sono molto affezionato: “Per la stessa ragione del viaggio, viaggiare…” ”