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Per gli alpinisti e arrampicatori che conoscono Heinz, la sorpresa era già iniziata quando hanno visto il suo nome nel programma della riuscitissima settimana di “Montagne in Città” di Roma; essere infatti riusciti a portare Heinz Mariacher in un palco a parlare delle sue imprese è stata la sfida vinta da SCARPA, dagli organizzatori e dagli “amici di Roma” di Heinz.
Pierluigi Bini, “Piero” per i compagni di cordata, Stefano Ardito e Alberto Sciamplicotti, autori di svariati libri sulla montagna, hanno completato un poker che una volta sul palco ha regalato alla platea racconti, aneddoti, storie di un’arrampicata che apparentemente poteva sembrare distante anni luce dalla moderna arrampicata ma che, invece, rimarrà sempre attuale e che rappresenta, per i giovani di oggi, la vera essenza.
La serata, sponsorizzata e fortemente voluta da SCARPA, è iniziata subito con un ritmo incalzante che ha “rapito” la memoria e la fantasia dei presenti in sala grazie al racconto di Heinz che ha ricordato di aver scoperto l’arrampicata all’età di 11 anni, salendo in solitaria una parete di 5+ che vedeva tutti i giorni da casa e a Pierluigi, nato nella periferia romana, che ha raccontato di aver iniziato a scalare sul muro del viadotto della ferrovia che scavalca la via Casilina.
Risate e applausi hanno accompagnato l’intera serata grazie alla vera voglia di raccontarsi. Poi la luce sul palco si è spenta ed è partita una breve proiezione con immagini straordinarie. Per venti minuti, il pubblico è stato travolto dalle foto e dai video di Heinz e di Luisa Iovane impegnati sulle Dolomiti, a Yosemite, sulle pareti del Sahara e in Verdon.
Ma alla fine qual è la vera differenza tra l’arrampicare dei loro tempi ed oggi? “Prima andavamo ad arrampicare per noi stessi – ha affermato Heinz - ora lo si fa per il pubblico e per apparire sui social. Mi piacerebbe che in futuro si tornasse a fare, come ai tempi di Comici, le cose per se stessi. Oggi sembra tutto uguale e tutto ugualmente noioso”.
“Dovremmo conservare la mente del principiante” è la frase che ha chiuso ufficialmente una bellissima serata.