Ci sono sfide che entrano nella leggenda. Ci sono vittorie che resteranno per sempre impresse negli annali. Ci sono attimi che segnano il destino di un’intera comunità sportiva per sempre. E la fortuna di essere il primo a vincere una medaglia olimpica in uno sport che non ne aveva mai vista una è un onore enorme. Ebbene, a Losanna, in Svizzera, dal 9 al 22 gennaio si è disputata la terza edizione dei Giochi olimpici giovanili invernali, all’interno della quale per la prima volta c’erano anche le gare di ski alp. E due giovanissimi atleti del team SCARPA®, Rocco Baldini e Silvia Berra, hanno avuto la fortuna e l’abilità di portare a casa le prime due medaglie azzurre, entrambi nella sprint, a Villars. Rocco ha vinto lo storico primo oro azzurro dello sci alpinismo. Silvia invece si è fatta mettere la medaglia d’argento al collo.
La loro storia è la storia di una amicizia sportiva nata con le pelli di foca sotto agli sci. Compagni di squadra nella leggendaria Polisportiva Albosaggia dove eccelle l’allenatore Ivan Murada, abitano a pochi chilometri uno dall’altra, a Sondrio, in Valtellina; si allenano assieme, lottano per gli stessi obiettivi da anni in una terra che ha nel dna il successo: qui nacque Graziano Boscacci, da qui provengono Giulia Murada e Michele Boscacci. Per entrambi, il sogno adesso è lo stesso. “Vogliamo essere pronti per Milano-Cortina 2026, alle Olimpiadi dei grandi, quelle che contano davvero”, dicono. Li abbiamo intervistati qualche settimana dopo i festeggiamenti (ad Albosaggia sono stati accolti come degli eroi, con tanto di premiazioni pubbliche), per raccontare le loro emozioni e le loro speranze.
A partire da Rocco, che ha spento le candeline per i 18 anni il giorno prima della medaglia olimpica. Un predestinato? “Stavo bene, ero rilassato. Ma la potenza che ho provato pochi attimi prima di tagliare il traguardo, quando ho capito che ci sarei riuscito, è stata davvero ineguagliabile. Pelle d’oca”. Peraltro, l’enfant prodige dello ski alp aveva già piazzato un paio di buoni risultati: terzo ai mondiali del 2019, sempre in Svizzera, e quinto agli europei dell’Etna dell’anno prima. I suoi muscoli sono perfetti anche per la corsa: terzo a squadre e diciottesimo individuale ai mondiali di corsa in montagna 2018. “Adoro i monti, per tre anni ho lavorato persino in un rifugio in Svizzera”, racconta Rocco, che oggi è ancora uno studente dell’Itis al quarto anno. “Spero di essere all’altezza delle aspettative che adesso si sono create attorno a me, l’anno prossimo punto alla Coppa del Mondo”.
Silvia invece è ancora minorenne, compirà 18 anni a breve, ma anche lei è in quarta superiore: studia al liceo scientifico sportivo di Sondrio. La passione per lo sport è nel dna di famiglia: mamma e papà corrono e sciano senza sosta, sono stati loro a portarla sulle cime fin da piccola. “Ho iniziato a correre in montagna da subito, ho il cuore diviso tra skyrunning e ski alp”, dice lei. Prima gara di sci alpinismo a 14 anni (terza in una classifica a coppie su quattro partecipanti: “sono stata fortunata”, dice ora ridendo) e nel team di Murada perfeziona gli allenamenti che le hanno permesso di staccare il biglietto per Losanna. “Mi sono rivista in un video dopo la gara”, racconta oggi. “E non mi riconoscevo. Parevo un robot, ero attenta solo ai miei movimenti. Non mi sono neppure accorta che c’era il traguardo, ho scoperto dopo di essere arrivata seconda. Ero come in trance”. Anche su di lei, adesso, i riflettori degli addetti ai lavori sono accesi. “Mi piacerebbe tanto mettermi alla prova in una Grande Course, penso alla Pierra Menta o alla Mezzalama che sono gare stupende. Ma se ne riparlerà la prossima stagione. Quest’estate tornerò al mio primo amore, la corsa in montagna con qualche skyrace. Prima o poi dovrò decidermi, ma per ora voglio portare avanti entrambi gli sport. L’importante è restare tra i monti, l’unico luogo dove sto davvero bene”.
Nessun dubbio sui suoi punti di riferimento nello sci alpinismo: «I miei atleti preferiti sono Robert Antonioli e Matteo Eydallin, grandissimi campioni e persone davvero simpatiche. Voglio però tanto rigraziare il mio allenatore Ivan Murada, che ci segue benissimo con allenamenti sempre mirati. Il sogno? Le Olimpiadi del 2026».
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