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40 atleti provenienti da tutto il mondo hanno incontrato il team SCARPA®, incluso Heinz Mariacher, per passare due giorni insieme, per tornare a vivere insieme la vera passione per uno sport che forse sport non è; si tratta di una scelta di vita, di un modo di affrontare il mondo, i problemi, i successi.
Così, lontano dalle competizioni, lontano da aspettative e risultati, abbiamo allestito un campo tendato sotto il sole cocente di fine agosto, abbiamo accolto i nostri atleti come si fa con gli amici, ci siamo rilassati e poi abbiamo preparato le nostre attrezzature. Le scarpette non potevano mancare, corde, chalk bag, imbrago, acqua e voglia di stare insieme.
Non si riesce a descrivere facilmente l’emozione di vedere così tanti atleti di questo livello, arrampicare insieme, farsi sicura, ridere, cadere e riprovare, senza aspettative, senza competizione, ma con la voglia di condividere una passione, uno sport, come in una vera grande famiglia. Paolo Grisa, giornalista di Outdoor Magazine, ci racconta la sue esperienza al primo SCARPA climbing meeting.
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Mettici un’intervista un premio Nobel nonché tuo idolo dell’arrampicata negli anni ’70 (di cui hai appena ripetuto due settimane prima la sua via più celebre in montagna), mettici la possibilità di intervistare il più forte fessurista al mondo. E ancora, guardare i più forti climber del momento sfidarsi nella più storica e importante gara di arrampicata sportiva mondiale e per finire aggiungici una domenica passata su una bella via di montagna sulle pendici delle meravigliose dolomiti di Brenta. Non era certo stato un fine settimana a basso tasso di emozioni per me.
Ma l’inizio di settimana che mi attendeva, e io, ancora non lo sapevo, sarebbe stato decisamente all’altezza.
A me, giornalista e grezzo paleoalpinista-eternamente inchiodato (o sarebbe meglio dire incrodato) alle grandi classiche del VI+ e A0, Scarpa offriva la possibilità di partecipare a quello che ho poi scoperto essere il primo meeting assoluto del team climbing del brand.
Ovvero la possibilità di conoscere da vicino, e soprattutto veder scalare (da sotto ovviamente, mai da una via a fianco, tutte decisamente fuori limite per me) alcuni dei più forti climber del momento. Ma non solo del momento, perché insieme al team c’è anche un personaggio come Christian Brenna, grandissimo campione degli anni ’90 in gara come in falesia, celebri le sue visite a Cornalba, non lontano da casa mia, una su tutte quella di “Les Sindacalistes”, il cui percorso di vita l’ha poi portato a diventare alpinista e guida alpina, e oggi, all’interno del corpo delle Fiamme Gialle è lui “a dare corda” a questi grandi campioni durante le loro performance sui muri del Rock Master. Come lui il fortissimo climber e ghiacciatore Attilio Munari, tracciatore delle tappe dell’UIAA Ice World Cup. Per non parlare del mitico product manager della linea di scarpette e leggendario climber dagli anni ‘80’ fino ad oggi, Heinz Mariacher.
Quando i giovani e le giovanissime del team si rivolgono a lui si vede che lo considerano un vero e proprio “gigante” sulle cui spalle è nata la disciplina in cui oggi loro si esprimono ai massimi livelli mondiali. Eppure ci scherzano e confabulano come amici della stessa età, segno proprio che l’arrampicata ha lo straordinario potere di annullare le distanze, quelle geografiche e linguistiche certo, ma anche quelle generazionali.
Parli di team climbing e pensi a una squadretta di 10-12 ragazzi… eravamo circa in 40 all’evento, con molte lingue diverse che si intrecciavano, e qualcuno tra l’altro era assente. Insomma, un bel lavoro per la squadra marketing e comunicazione coordinare un così grosso ed eterogeneo gruppo di atleti.
Dopo, per alcuni, due giorni intenti di gara, l’obiettivo di giornata era dunque scaricare un po’ la tensione, scalare su belle falesie ma solo per chi ne aveva voglia e senza nessuna pressione verso il risultato a tutti i costi.
L’atmosfera, molto bella, che si è respirata in questi due giorni è stata un po’ quella della gita di classe… e del resto ci sta, visto che molti dei ragazzi sono davvero giovanissimi, alcuni di loro ancora studiano… e intanto investono ogni loro singola energia nell’allenamento.
Venire qui mi ha fatto davvero prendere coscienza di quanto l’arrampicata sportiva sia andata avanti”, sia ormai una disciplina sportiva a sé, dove gli atleti fra mille sacrifici e scelte di vita inseguono sogni che, fino a pochi anni fa sembravano impossibili, e ora sono quasi alle porte e portano il nome di Tokio 2020. Sedendo al tavolo con loro abbiamo visto ragazzine poco più che maggiorenni parlare delle loro più divertenti serate passate in giro per l’Europa e per qualcuno il Mondo a festeggiare dopo una tappa di Coppa del Mondo o ai Campionati Europei con campioni di un’altra generazione, già affermati e dalla lunga carriera, come il fortissimo Gabriele Moroni, l’unico a chiudere il tiro più duro di giornata.
E poi parlare cioè della difficoltà di coniugare sport a livello agonistico studio e voglia di poter vivere un’adolescenza “normale” con i necessari momenti di evasione. E di evasione in questo meeting ce n’è stata, dalle partite di beach volley, alle risate durante i temporali che hanno imperversato sulla falesia (fortunatamente, per loro, molto, molto strapiombante) e infine la serata, conclusasi a tarda notte, a ballare durante il concerto di musica dal vivo!
Vorrei dire tante altre cose su questo meeting, sulla fantastica possibilità offertaci di vistare la fabbrica dove, a mano pezzo dopo pezzo prendono forma le idee geniali di Heinz e del suo team di R&D… ma quel che forse più mi ha lasciato è la voglia di provare, e riprovare all’infinito quel gesto magnifico e sempre diverso è che quello della scalata. Come fanno ogni giorno tutti questi ragazzi straordinari.
Paolo Grisa