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IL CORAGGIO DI OSARE, LA SFIDA DI MATTEO CHE ENTRA NEL MONDO DEI GRANDI

Matteo, partiamo dall’inizio. Sei di Zanè, nel Vicentino, abiti in pianura. Eppure gli sci da sempre sono stati presenti nella tua vita. Come mai?
“Nella mia famiglia tutti sciano, tutti sono appassionati di montagna e fanno sport, sebbene a livello amatoriale. Mio fratello Luca ama il ciclismo, mia sorella Sara è un’ex pattinatrice. Mio papà Boris, che oggi è giudice di gara, mi ha portato ai primi corsi per imparare a sciare da bambino e lui stesso è da vent’anni scialpinista. Verso i 12 anni mi ha fatto provare per la prima volta le pelli, per me era un gioco. E mi divertivo”.

E come è scattato l’innamoramento?
“Ad un certo punto ho iniziato a vedere alcuni giovani che scendevano veloci e belli da alcuni pendii ripidi. Erano scaltri, li invidiavo. Ho deciso di provarci seriamente, volevo imitarli e per questo ho cercato un gruppo col quale allenarmi. Le prime volte, ai miei esordi allo Sci Cai Schio, mi prestavano l’attrezzatura perché non avevo nulla da indossare. A 14 anni ho iniziato con le prime garette, da allora non ho più smesso”.

Quando non sei in montagna, cosa fai?
“Ho studiato in una scuola professionale da auto-riparatore. Adoro i motori e le grandi opere meccaniche, meglio se collegate al mondo della neve, come gli impianti di risalita o i gatti delle nevi. Non è escluso che in futuro possa far qualcosa collegato a questo mondo, ma per ora sono totalmente concentrato sullo sport”.

Tornando in montagna: quali sono i monti della tua vita, quelli che ami di più?
“Sicuramente quelli vicino a casa, anche se ora sto cambiando aree: la caserma per le prove nordiche è a Auronzo, il centro sportivo in Val Gardena. Quindi penso passerò sempre più tempo in queste zone. Ma la mia “montagna di casa” è ad Arabba; amo però anche le vette della Valsugana e le zone selvagge della catena del Lagorai, dove ci sono molti passaggi tecnici e dove ci si perde, lontani da tutto: sono posti meravigliosi”.

Torniamo alle origini della tua carriera. Hai vinto il primo titolo già da cadetto. Che ricordi hai di quel periodo?
“Adoro sciare, la mia è una passione pura. Diciamo che fin dall’inizio è andata bene. A 15 anni avevo già vinto la medaglia di bronzo ai mondiali, l’anno dopo l’oro agli europei nel vertical. Fino alla stagione 2017/2018 è andato tutto bene. Poi il crollo, che è arrivato nell’anno in cui sono entrato negli Junior”.

Cosa è successo in quell’annata, quella prima del Covid?
“Ero demoralizzato, una serie di sfortune. Tutto sembrava andar storto, forse gli altri erano anche più grandi di me e a quell’età pesa. Nessun infortunio fisico, era tutto un guaio mentale: se non spremi fino all’ultimo grammo di energia è impossibile vincere a quei livelli. Sono uscito da quel vortice negativo più avanti, quando è ricominciata la serie di vittorie. Questo inizio di stagione è coinciso con la medaglia di bronzo ai campionati italiani sprint e poi è arrivato l'oro nella vertical”.

Ma non va dimenticata la terza posizione ai campionati mondiali in Andorra, nel febbraio di quest'anno. Che ricordi hai di quella gara?
“Ad esser sinceri, più che per il risultato son contento per come è arrivato. Due giorni prima ero arrivato penultimo alla vertical, ero depresso e poco sicuro dei miei mezzi. Non volevo neppure correre la gara successiva, quel giorno c’era una nebbia pazzesca. Ma i miei compagni mi hanno convinto a dare il tutto per tutto e ci ho provato. Una medaglia importantissima, che mi ha fatto capire quanto la mente sia importante nel gestire il corpo”.

Adesso hai di fronte una nuova sfida, entri nel mondo dei “grandi” con gli under 23. Sei pronto al salto?
“Il cambiamento arriva in contemporanea ad un altro cambio di vita. Due mesi fa sono entrato nel centro sportivo dell’Arma dei carabinieri, ho la fortuna di potermi allenare a tempo pieno e di aver trasformato la mia passione in lavoro. Dunque sono determinato a dare il massimo per portare a casa risultati sempre migliori e sono sicuro, se riuscirò a gestire sia la testa che il corpo, di poterci riuscire”.
 
 
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