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SAMANTHA E QUEL SOGNO DELLE OLIMPIADI DA DEDICARE A JACOPO

Siamo partiti da un dolore, ma in realtà per te la montagna è sempre stata gioia. Quando hai iniziato a sciare?
“Non me lo ricordo neppure, ero davvero piccola: mio papà mi trascinava verso l’alto e poi io scendevo coi miei sci. Credo di aver iniziato con le prime garette a cinque anni, durante le primissime scuole di sci. Competere mi è sempre piaciuto, sciare ancora di più. D’estate, poi, correvo sui sentieri. Ci sono foto di me che mostro i denti, quando lo sforzo è massimo mi sento davvero viva. Ho capito molto presto che la mia vocazione non era solo la discesa, ma anche la fatica della salita”.

La vostra è una famiglia di amanti delle pelli, che rapporto hai coi tuoi?
“Mio papà Mauro mi ha iniziato ai monti, anche a mia madre Maria Luisa Compagnoni piace sciare. Mio fratello maggiore Patrick gareggiava, aveva un motore fortissimo e mi ha insegnato molto, ma adesso ha smesso. C’è anche il mio cane Marley, un golden retriever che a volte esce con me: in salita apre la pista, in discesa si butta nella neve fresca, felice. Ma chi sta davvero seguendo le mie orme è mia sorella minore, Melissa. È al primo anno dei cadetti under 16 ed è pronta per i campionati italiani. Quando posso le do dei suggerimenti, durante le gare cerco di aiutarla. Sarebbe bello, un giorno fare qualche competizione in coppia, magari il Pierra Menta. Inizieranno a parlare delle sorelle Bertolina…”

Hai sicuramente molte esperienze da raccontarle. Partiamo dalla gara che non potrai mai dimenticare. 
“I miei primi mondiali, era il mio secondo anno da cadetta, e si gareggiava tra l’Alpago e il Piancavallo. Nello sprint ero davanti e stavo per vincere, quando a ridosso dell’arrivo sono apparse delle gobbe tra la neve. Le ho prese male, sono volata e poi sono caduta male. Da dietro è arrivata Justine Tonso, una francese che mi ha battuto sul traguardo. Il giorno dopo c’era la vertical ed ero cattiva e nervosa, non mi era andato giù il risultato del giorno prima. Quando ho visto che c’era di nuovo la Tonso alla partenza ho deciso di seguirla sulle code e restituirle il favore. Sul traguardo l’ho battuta. È stato stupendo”.

In molti ti chiedono il segreto delle tue performance: come hai fatto ad ottenere risultati tanto buoni nella scorsa stagione in Andorra?
“Mi ero allenata bene, ero davvero serena. Sapevo di essere in forma ed ho affrontato tutte le sfide concentratissima. Anche se poi lo devo dire: mi piace davvero sciare, nei vertical forse non do ancora il meglio. Ma quando vedo la discesa mi butto dritta per dritta, mi diverte proprio questo sport e scendere a tutta velocità è la sua anima più bella”.

Uno sport che adesso è diventato un lavoro. Come è cambiata la tua vita da quando sei entrata nell’Arma?
“Ho iniziato da poco, ho fatto il corso lo scorso autunno in caserma a Torino. Ci alleniamo seriamente, spesso in gruppo. Sono grata per l’opportunità di poter dare il meglio sui monti, non mi piace la vita sedentaria davanti al pc o col telefonino in mano. Avevo studiato ragioneria alle superiori, all’università volevo provare a diventare dentista ma mi sono accorta che non mi interessava. Adesso però ho solo lo sci in testa. E un anno cerchiato in rosso sul calendario. Il 2026, il mio sogno olimpico. Non serve fare il boom adesso, bisognerà essere competitivi allora. Sarà la sfida più grande, quella per la quale già ora mi sto preparando”.

Credits: Maurizio Torri
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