Il tuo carrello è vuoto
Il tuo carrello è vuoto
All’Eolo Campo dei Fiori Trail (65 Km /4100 m D+) che si è svolto a Gavirate in provincia di Varese, Stefano Fantuz ha terminato la gara in 6h45’46” diventando così Campione Italiano di Trail Lungo.
La gara è partita dal lago di Varese con un percorso sviluppato tra boschi di faggio, castagni, tigli e aceri montani fra panorami mozzafiato. 65 km molto nervosi con salite brevi, ma ripide per un totale di circa 4000 m di dislivello positivo.
“Non conoscevo il percorso ma conoscevo bene i miei avversari ed ho puntato tutto su questo – sono state le prime battute di Stefano subito dopo la gara - È stata una gara molto combattuta, dal primo all'ultimo chilometro nel vero senso della parola, e si è risolta solamente nei 5 km finali”. Siamo riusciti ad intervistarlo per capire da vicino come ci si sente ad aver vinto un titolo italiano di trail lungo e come ci si prepara per affrontare gare di questa lunghezza.
Stefano, raccontaci le tue sensazioni sulla gara. Hai studiato il percorso? Conoscevi i tuoi avversari?
Quest’anno non avevo ancora affrontato gara di oltre 60 km, mi sono concentrato sul mondiale che era più corto. Per questo motivo ero abbastanza preoccupato e ho cercato di programmare bene la gara per cercare di non sbagliare nulla. Si è trattato di un appuntamento molto importante per me e di un titolo al quale ambivo sicuramente. Ho studiato l’altimetria, i ristori pianificati per riuscire a non perdere troppo tempo. Quando il livello è alto come in questo caso, ogni secondo è importante.
Fino al quarantesimo km mi sono imposto di non attaccare perché conoscevo gli avversari, e ho preferito aspettare anche se ero già nelle prime posizioni. Avevo visto che dal quarantesimo, prima dell’ultima salita, ci sarebbe stato un tratto più percorribile e ho provato ad allungare staccando gli ultimi avversari. Nell’ultima discesa ho perso il sentiero e alcuni secondi preziosi, ma sono rimasto calmo e tranquillo e questo ha fatto sicuramente la differenza.
Come ti sei preparato per questo campionato italiano? Che tipo di allenamenti hai svolto?
Di solito gli allenamenti quantitativi li faccio prima di iniziare la stagione poi mi concentro su allenamenti qualitativi e qualche lungo adatto alle distanze che devo preparare. Per questa gara mi sono preparato correndo con i bastoni, perché questa gara aveva delle salite ripide che ti possono affaticare le gambe più del solito, mi sono concentrato su allenamenti in salita con i bastoni, ma non ho fatto niente di straordinario rispetto al solito.
Qual è il tuo terreno ideale?
Il terreno di quest’ultima gara è stato il mio terreno ideale, corribile, veloce con qualche tratto più ripido. Preferisco un fondo battuto, le gambe si stancano in fretta con un terreno troppo roccioso.
Come ti sei alimentato in gara e che consigli daresti a chi ti segue?
Ognuno trova un suo equilibrio, io abitualmente, in gare di questo tipo prendo un gel ogni 40/45 minuti e non mangio nulla se non frutta secca al ristoro; per il resto prendo solo gel e nelle borracce ho sempre sali minerali. E’ importante bere un sorso d’acqua ogni dieci minuti e non aspettare di avere sete. In questa gara sono riuscito a bere fino a 4 litri di liquidi.
Come scegli una scarpa per eventi di questo calibro e di questi km? Immagino sia importante programmare tutto a puntino.
Scelgo la scarpa in base alla distanza e al fondo, per la maggiorparte delle gare dai 30 km in su, uso le Neutron sono sufficientemente leggere e protettive con il giusto grip in ogni situazione. Il fondo di domenica era misto, con tratti fangosi anche se non pioveva e mi sono trovato davvero bene. Il sentiero presentava molti tratti con roccia esposta quindi il piedi doveva rimanere sufficientemente protetto.
Come ti senti ad aver vinto un titolo italiano trail lungo?
So benissimo che è impossibile avere tutti i più forti italiani nella stessa gara, sono stato il migliore fra quelli che c’erano in quel momento, non in assoluto, ma sono felice perché si tratta di un titolo importante. Bisogna sicuramente rimanere con i piedi per terra e continuare a fare bene.
Foto di Alexis Courthoud, Andrea Deambrosio, Davide Fiozzi