Qual è la tua esperienza alpinistica?
La mia esperienza in quota è limitata, prima di questa spedizione non ero mai stato sopra i 6500 metri di altitudine. La maggior parte delle mie spedizioni sono state completamente autonome, senza supporti esterni. Ero abituato a portarmi dietro tutto il materiale che mi serviva, e da questo punto di vista è stato un viaggio molto diverso.
Ho scalato per 10 anni nelle Alpi, ho scalato le 6 famose pareti Nord e non solo, tante grandi pareti in giro per il mondo. Sono stato in Malawi, Mozambico, Kenya, Groenlandia, Italia...
Qual è la tua esperienza come base jumper?
Ho fatto oltre 1100 salti, nei miei 11 anni di attività. Sono stato il primo, e finora unico BASE jumper a saltare nel Regno Unito, in Vietnam ed in Kenya. Con la tuta alare poi, mi sono lanciato dall'Aconcagua, la cima più alta del Sud America. Ho viaggiato e saltato in 48 paesi diversi, sempre alla ricerca di nuovi posti dai quali saltare. Spesso ho dovuto essere creativo e trovare un modo per arrampicare e salire fino al posto che avevo scelto per il salto.
Come hai iniziato a saltare? Hai iniziato ad arrampicare per esplorare nuovi salti o hai iniziato a saltare per esplorare le montagne in modo diverso?
Scalo più o meno da sempre, ed i posti che conoscevo per l'arrampicata erano spesso ideali per fare BASE jumping. Una volta mi trovavo ad Arco di Trento, e stavo scalando una lunga via sul Monte Brento. Stavo bivaccando in parete e al mattino presto, saranno state le 5, sono stato svegliato dal rumore di qualcuno che mi volava affianco con la tuta alare. In quello stesso istante, disteso su quella cengia, ho pensato che il prossimo passo della mia attività sarebbe stato quello: volevo scalare le montagne, e poi volare giù per scendere.
Raccontaci della tua ultima spedizione in Nepal..
Sono andato in Nepal per provare a scalare il Lhotse e saltare giù da quota 8100 metri. Un'avventura pazzesca, nessuno ha mai saltato con la tuta alare da così in alto.
Le montagne più alte della terra sono stupende, i panorami da mozzare il fiato, e ho incontrato bellissime persone. D'altra parte sappiamo che sono posti dove si formano code di alpinisti poco preparati, c'è spazzatura abbandonata in giro...e quando sei là tutto questo lo tocchi con mano. Per me è stata un'esperienza nuova sotto molti punti di vista quindi. Nei miei viaggi precedenti ero sempre stato autosufficiente ed essenziale. Qua invece avevo il wifi, un cuoco che cucinava per me e dei veri e propri letti al campo base. Mi sono reso conto anche di quanta pazienza serva per scalare montagne così grandi. C'è anche tempo e spazio per la noia.
Una grande esperienza, ma niente salto. Come ti sei sentito?
Per cominciare, devo dirvi che è stato abbastanza sconvolgente per me. Fino all'ultimo infatti ero convinto che sarei riuscito a saltare! Stavamo salendo sul versante Nord, e là le condizioni erano davvero perfette. Una volta arrivato in cresta, mi sono affacciato sul versante Sud e ho visto solo nuvole spesse e dense, 1000 metri sotto. Non c'erano dubbi, quel giorno non sarei riuscito a saltare.Come ci si prepara per questo genere di spedizioni?
Fisicamente cerco di mantenermi sempre in forma, ma non mi alleno in maniera specifica. Vado spesso in montagna e spingo il mio fisico al massimo. Forse non è un metodo particolarmente scientifico, ma funziona. Per questa spedizione però mi sono concentrato un po' più del solito sugli allenamenti di resistenza.
Mentalmente ho fatto molte pratiche di visualizzazione: mi immaginavo di essere lassù pronto a saltare, i miei pensieri, il volo. Ho dovuto fare anche un sacco di calcoli per stimare le traiettorie di volo. Tutte queste informazioni mi servivano per mantenere la mente calma, rilassata e concentrata. Sapevo che avevo tenuto conto di un margine di errore nei miei calcoli, e questo mi dava molta tranquillità.
Per praticare la tua attività serve pazienza e perseveranza. Come si fa a non finire dentro un'ossessione?
A volte è facile capire quando è il momento di tornare indietro, come in questo caso. Le nuvole erano troppo spesse e sarebbero rimaste tutto il giorno. Non c'erano dubbi sul saltare o meno. Altre volte invece non è così facile. Ma quando il rischio è alto, troppo alto, mi piace ripetermi questa frase: "quando hai un dubbio, significa che non ci sono dubbi".
Per me questo significa che quando anche la più piccola cosa non è al suo posto, è meglio rinunciare. Soprattutto quando la posta in gioco è la vita. Penso di non aver mai osato troppo, non mi sono mai sentito in pericolo per colpa di una passione che è diventata un'ossessione. Mi piace pensare che il mio atteggiamento mentale è ciò che mi ha salvato e mantenuto vivo in tutti questi anni.Riguardo a questo, come evolve la tua attività con il passare del tempo? Cosa vedi nel tuo futuro?
È uno sport strano, particolare. Confrontarsi con il limite non è facile, quando il limite è il confine tra la vita e la morte. Spingere sempre sull'acceleratore non è sostenibile. Per questo non sono interessato al "proximity flight". Per me volare significa cercare posti remoti e pianificare spedizioni per raggiungerli. Se poi prima di saltare c'è da arrampicare o comunque sono necessarie abilità in varie discipline, la cosa mi attira e mi motiva molto!
Qual è l'importanza dell'amicizia e dei compagni di cordata in una disciplina solitaria come il saltare giù da una montagna?
Il supporto e la fiducia degli amici e della famiglia sono molto importanti per me. Anche se quando volo sono da solo, c'è una grande squadra dietro ogni spedizione.
Sei sposato, cosa ti dice tua moglie?
Dico sempre che il rischio è ciò che ha forgiato la nostra relazione fin dall'inizio. Ho conosciuto mia moglie in una zona di lancio di paracadutismo. Lei era l'istruttrice e la prima volta che ci siamo parlati lei mi stava sgridando perché ero troppo vicino alla coda dell'aereo! Poi le prime volte che siamo usciti insieme siamo andati a volare con la tuta alare sulle Alpi per alcuni weekend. Abbiamo imparato in fretta come ciascuno dei due si comporta in situazioni stressanti e pericolose. Penso che la mia relazione non abbia influenzato la mia attività, ma ha in un certo modo cambiato la mia percezione del rischio. Non ci si può avvicinare ad una disciplina come il BASE jumping con lo stesso approccio di altri sport: con il downhill per esempio ho imparato lanciandomi a capofitto, forse in maniera sconsiderata, pensando che in qualche modo sarebbe andata a finire bene. Ho imparato con il tempo che non è l'approccio giusto.
Quindi che suggerimento daresti a qualcuno che vorrebbe imparare a fare BASE jumping?
La mia vita è fatta di passione e sacrifici. Mi sento fortunato a vivere la vita che ho sempre sognato. Penso però che non bisogna mai correre troppo in fretta: tutto nasce dalla passione per uno sport. Poi con il tempo questa passione è diventata per me uno stile di vita ed ogni cosa è andata al suo posto, senza forzare la mano. È fondamentale ricordarsi che non si fanno queste cose per gli altri, per delle motivazioni esterne, ma solo per ascoltare sè stessi e la propria voce interiore!