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DANIEL, QUEL FIGLIO DEL RIFUGIO “PORTA” CHE DIVENNE SKYRUNNER

 
Immaginatevi nascere e vivere fino a vent’anni in questo contesto. E di amare lo sport e la vita all’aria aperta. Quale potrebbe diventare il vostro destino se non quello di trasformarvi in uno dei più forti skyrunner oggi in attività, nonché triatleta invernale di livello mondiale? Ebbene, è questa l’origine della passione per le vette di Daniel Antonioli, che entra ufficialmente nel team degli atleti SCARPA di trail running. Lo abbiamo intervistato.
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Daniel, partiamo dalle tue origini. Dal gusto per la fatica e per l’adrenalina, dalla passione per lo sport e per i monti. Da dove nasce?
“Ho sempre vissuto a Resinelli, altopiano prealpino in provincia di Lecco. I miei genitori sono originari della Valfurva e della Valdidentro. Mio padre Nicola, cuoco, e mia madre Marilena, cameriera, nei primi anni Ottanta gestirono il Rifugio Carlo Porta. È stata la mia casa per vent’anni, ho imparato tutto. Poi è arrivato lo sport grazie al campione di sci da fondo Ermanno Riva che mi ha coinvolto nello sci club Alta Brianza”.

Erano gli anni nei quali ti sei avvicinato al winter triathlon. Come te ne sei innamorato?
“È stato un colpo di fulmine. Amavo correre e andare in bici per i monti, e quando potevo sciavo. Unire le tre discipline è stato fantastico. Si parte a valle, si sale in mountain bike e poi si inizia a sciare quando si trova la neve. Stupendo. I risultati sono stati ottimi. Ho vinto sette anni di fila i campionati nazionali. E nel 2005 a Štrbské Pleso, in Slovacchia, ho vinto l’oro da under 23. In quella gara c’erano anche i “pro” e sono arrivato anche davanti a loro. Mi sento campione del mondo anche se mi diedero l’oro solo per la categoria under 23”.

Nella tua carriera gioca un ruolo importante anche l’esercito. Come ti trovi a vivere tra Courmayeur e i tuoi piani Resinelli?
“Attualmente l'esercito mi permette di dedicarmi a tempo pieno all'attività di atleta ed è una grande soddisfazione. Sono entrato nell'esercito come atleta di winter triathlon seguendo le orme di Paolo Riva, figlio del mio allenatore Ermanno e campione negli anni Novanta. Grazie al Centro sportivo esercito di Courmayeur ho l'opportunità di allenarmi insieme a molti grandi campioni degli sport invernali”.

E così a poco a poco sei diventato un campione anche nella corsa in montagna. Quali sono le gare che preferisci?
“Forse per via della mia passione per le torri ispide della Grignetta, mi trovo bene nei passaggi tecnici. Per questo vorrei in questa stagione provare il tutto per tutto sulle Skyrunner World Series. Sono le gare più dure, le ho provate per la prima volta due anni fa e i risultati sono stati buoni. Speriamo che il Covid ce lo permetta”.


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Quindi hai già in testa il tuo obiettivo stagionale.
(ride, ndr). “Sì, hanno inserito nel circuito la Grigne Skymarathon, lo storico ritorno di una gara epica che per qualche anno era stata ferma. Correrò in casa, darò il meglio”.

Tornando al passato, quale è stata la gara che ti resterà dentro per sempre?
“La Matterhorn Ultraks Extreme del 2019 è sicuramente la gara che non dimenticherò mai, perché oltre ad avere un percorso unico, altamente tecnico e in un ambiente molto suggestivo ai piedi del Cervino, la corsi portando nella mente e nel cuore un caro amico scomparso pochi giorni prima. Fu la mia prima vittoria nel circuito Skyrunner Word Series, e la dedicai a lui”.

Diciamo che il rapporto con i tuoi monti è davvero viscerale. Chi ti conosce ti descrive come “uomo di montagna”, ti riconosci in questa rappresentazione?
“Quando mi alleno e sono libero amo rimanere da solo, tornare alle mie terre e alla mia natura, agli animali. La mia compagna Alice da qualche tempo si è appassionata all’apicoltura, ha iniziato con un paio di arnie e ora ne ha una quarantina. E poi: se c’è una foto che mi piace di me stesso, è quella con uno dei miei asinelli sulle spalle. Spero di poter continuare a correre ancora a lungo, ma quando dovrò appendere le scarpette del professionismo al chiodo sono certo che tornerò tra i miei boschi, immerso nella natura che amo ogni giorno”.
 
 Photo Credits: Maurizio Torri, Giacomo Meneghello
 
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