Poi due malattie arrivate all’ultimo, in aereo.
“Infatti. Nel 2017 e 2018 ero partito sano e dopo il volo internazionale sono arrivato in Italia con un’infezione alle orecchie prima e con una bronchite poi. Gara cancellata in entrambi i casi. Quindi quest’anno sarà la prima volta che potrò esprimere al massimo il mio potenziale al Tor, sarà meraviglioso. Appena Marco (De Gasperi, ndr) mi ha proposto la sfida, l’ho accolta con gioia”.
Cosa ti aspetti lungo il percorso?
“Il Tor è davvero leggendario, epico. Adoro questo tipo di corse, lunghe e durissime, in mezzo a scenari mozzafiato: sono quelle dove sono più esperto. Ma serve essere umili e attenti, ci sono tanti fattori che devono andare in ordine. Spero che questo sia l’anno buono, quello nel quale tutti i pezzi vanno nel posto giusto”.
Veniamo alla preparazione. Un campione del tuo calibro come si prepara per una dimensione che neppure la mente riesce a vedere completamente?
“Intanto, ho la fortuna di vivere a 2.500 metri e dunque per me è normale correre ogni giorno in montagna. E se non corro, faccio mountain bike, scalate o rafting d’estate e scialpinismo e snowboard d’inverno. Quindi, di base, ho una solidissima forza atletica. Nello specifico, poi provo qualche gara da 50 o 100 chilometri nei mesi prima, meglio quelle con tanto dislivello. E nell’ultima decina di giorni resto quasi fermo, mi riposo. L’unico obiettivo è arrivare freschi e sereni allo start”.
Che consiglio daresti al runner amatoriale che prova per la prima volta questa sfida?
“Questa è una gara che intimidisce anche i veterani sia per la lunghezza che per la difficoltà tecnica. Sicuramene va divisa in piccole sezioni, più maneggevoli anche dal punto di vista mentale: è l’unico modo di non farsi sovrastare dall’enormità della sfida. Serve rilassarsi, prendersi cura dei propri piedi, mangiare e bere frequentemente e non dimenticare mai di meravigliarsi per la bellezza dei luoghi. Questo aiuta emotivamente e avvicina in traguardo, passo dopo passo”.
E per quanto concerne l’attrezzatura?
“Io non ho particolari segreti, rispetto il regolamento: portandosi via tutto quello che viene chiesto al Tor non ci sono problemi. Consiglio sempre di testare tutta l’attrezzatura prima, ma di essere anche pronti ad improvvisare. Attenzione alle scarpe, sono l’elemento più delicato in sfide come queste. Io calzerò le Spin Infinity, mi danno sicurezza”.
Sembri davvero sicuro, ma non c’è davvero nulla che temi in questa impresa?
“Beh, intanto spero di arrivare alla partenza (ride, ndr). Poi quando inizieremo a correre il mio più grande rivale sarà la mancanza di sonno. L’evento è davvero lungo, ad un certo punto serve fermarsi e dormire. Ma sono dei microsonni, che non sono sufficienti a riposare abbastanza il corpo. Questo potrebbe causare problemi sia fisici che mentali, l’impatto del mancato riposo è devastante. Ecco: mi fa più paura questo che non la pioggia o la neve”.
Su queste premesse, con che tempo ci aspettiamo di vederti al traguardo?
“Non mi sono dato obiettivi, anche perché sarà il meteo a decidere molto sul ritmo gara. Parto umile e rispettoso della distanza, anche se non la temo. Voglio correre la miglior gara possibile. E lo farò in luoghi stupendi, dentro una natura meravigliosa. Spero che niente mi impedisca di vivere appieno il Tor, quest’anno. Sarà indimenticabile”.
Credits: Luis Arevalo
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