“Da bambino mi piaceva giocare a calcio, ma amavo anche la bicicletta. Verso i 17 anni ho iniziato col podismo per migliorare le mie prestazioni col pallone. L’anno dopo ho provato a correre in montagna. Ho capito subito quale era la mia passione, dopo la prima gara di trail running non ho più smesso”.
Dovendo citare alcune delle gare che non dimenticherai mai?
“Il 2015 per me è stato un anno d’oro, l’ultimo prima dell’infortunio. Sono arrivato secondo ai mondiali, bronzo ai campionati europei di scialpinismo. Ma quando si tratta di prestazioni sportive, sono molto legato anche ai miei FKT, ho record di salita e discesa su monti leggendari come il Peña Santa, il Teide e il Posets”.
E dovendo scegliere il tuo tracciato preferito?
“La gara che più amo è la Travesera. È una delle gare più impegnative che esistano (74 chilometri con 13.000 metri di dislivello, ndr) e dove non solo devi mostrare le tue capacità di corsa, ma anche dimostrare di essere un vero alpinista. Più che una gara, è un’avventura. I Picos de Europa sono montagne con cui sento un vero legame. Qui sono nato come alpinista e qui continuo a trovare motivazioni”.
Un brutto infortunio ha segnato la tua carriera, come ne sei uscito?
“La mia carriera sportiva stava andando al meglio, stavo ottenendo ottimi risultati. Poi un problema fisico al tendine d’Achille: era il gennaio del 2016 quando mi sono infortunato. Mi ci sono voluti tre anni per tornare completamente in forma, è stato un periodo davvero duro per me e ancora oggi la caviglia molto spesso mi duole. Ho potuto riflettere, ma adesso ho solo voglia di recuperare il tempo perduto. Perché la montagna rimane la stessa ma il modo di vederla è molto diverso ogni anno che passa”.
Superato l’infortunio, oggi Manuel ha un sogno nel cassetto?
“In questo momento mi sento molto bene a livello fisico e, soprattutto, felice. Voglio davvero godermi la mia passione: la montagna. Tanto meglio se con Zar, il mio cane che mi accompagna sempre. Di sogni ne ho tanti, alcuni più importanti e altri meno, ho avuto modo di pensare a lungo durante lo stop per l’infortunio. Ma la mia mente è sempre ferma e fissa lì, voglio migliorare il mio tempo ancora sulla Travesera”.
Vivi in un luogo isolato, come ti fa sentire?
“Nella mia vita la cosa più importante sarà sempre il tempo, non mi sento solo perché lo condivido con chi mi fa stare bene. La famiglia e gli amici veri: è con queste persone che condivido la mia vita. E, naturalmente, col mio compagno di avventura Zar. Sullo sfondo c'è la montagna, che negli anni mi ha donato centinaia di momenti indimenticabili e altrettanti da vivere”.
Quindi, dovendo scegliere una definizione per te stesso, cosa diresti?
“I miei principi sono sempre incentrati sul semplice fatto di essere in pace con tutto ciò che faccio. Sono un montanaro che ama correre il più veloce possibile. Il giorno in cui non sarò in pace, sarà perché non sarò più me stesso”.