L’illuminazione è arrivata a vent’anni. Cosa è successo?
“Credo che non sia l’essere umano ad andare verso le montagne. Piuttosto, sono le montagne a sceglierlo. Così è capitato a me. Dopo le prime corse sui sentieri non ho più smesso, seguendo il mio motto, “All in”: se faccio qualcosa, lo faccio al top. Se vinco, vinco alla grande. Se perdo, perdo tutto: ma non me ne importa nulla se ho fatto del mio meglio”.
Ne sono passati di anni (e di gare) da allora. Ce n’è una che vorresti citare per le emozioni che ti ha lasciato nel cuore?
“Sicuramente l’OCC all’Utmb del 2017. Sono arrivato quarto, ad un minuto dal podio. Ma non è stata solo la prestazione agonistica, quel giorno mi sentivo davvero in forma. È stata una gara particolare, l’ho corsa sempre con un mio compagno di squadra. Eravamo ventesimi, uno alla volta abbiamo superato quasi tutti. È stata una cavalcata travolgente, stupenda, figlia di un ottimo lavoro di squadra”.
C’è stata anche una gara particolare, la Ultra Pirineu, che spesso citi. Cosa è accaduto quella volta?
“Avevo 23 anni, è stato uno dei primi eventi importanti della mia vita. Partivo col gruppo degli élite runner, ma non conoscevo nessuno. Quel giorno ai nastri di partenza c’era anche una delle mie leggende, Pablo Villa. Avevo studiato tutte le sue performance, era un mito per me. Ebbi la fortuna di correre assieme a lui quella gara, di parlargli. Da allora siamo rimasti amici, ancora oggi ci sentiamo spesso”.
Sappiamo però che il tuo sogno è un altro, ed è quello di conquistare Chamonix davvero. Come mai?
“Sono innamorato del Monte Bianco, la sua vetta è motivo di ispirazione. Ho vissuto in Francia qualche tempo per stare in quella zona, un’esperienza che vorrei presto ripetere”.
Ecco quindi che l’Utmb è il tuo castello da conquistare. Sarà un tuo obiettivo anche quest’anno?
“Quest’anno mi impegnerò al massimo per correre al meglio la CCC (100 chilometri, d+ 6.100 metri, una delle gare dell’Utmb, ndr). So che è durissima sperare di vincere, ma ci proverò con tutte le mie forze per trasformare in realtà il mio sogno. Poi ovviamente ho altri obiettivi: gli 80 chilometri alla Lavaredo e i 62 chilometri alla Penyagolosa, ma mi piacerebbe anche entrare nella nazionale spagnola per i Mondiali in Thailandia”.
Quando Mario non corre sui sentieri, cosa fa?
“Mi piace passare del tempo con gli amici e la famiglia. Ora convivo a Cogollos Vega con la mia fidanzata, adoro la vita silenziosa e calma, mi piace leggere e scrivere. Ho sempre cercato lavori tranquilli: ho fatto il cameriere e il muratore, adesso aiuto un mio amico che ha un allevamento di mucche. Le cose semplici mi fanno stare bene. Per questo amo la corsa: mi trasmette calma e non ti chiede nulla. È come nella vita: di meno cose hai bisogno, più felice sarai”.
E quando non potrai più correre?
“Spero non capiti mai, e in ogni caso continuerò a passeggiare tra i monti. Mi piacerebbe comunque trovarmi un lavoro nel settore dello sport, magari legato a qualche marchio di outdoor che abbia un team da seguire. Io ho imparato molto nel corso degli anni e ho trovato tante persone che mi hanno aiutato a realizzare i miei sogni. Ecco, vorrei aiutare a mia volta gli atleti esordienti a raggiungere i loro sogni”.
Photo Credits: Jose Miguel Munoz Egea
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