Contattaci

Il tuo carrello è vuoto

Riepilogo

Prodotti: 0
Totale prodotti: € 0,00

IL TOR DI PABLO CRIADO

Racconti spesso che il secondo anno al Tor ti ha insegnato una grande lezione di vita. Quale?
“Ho capito che più della corsa era importante il viaggio. Sono andato forte, ma non ero concentrato solo sulla prestazione. L’intera gara è importante, serve viverla e gestirla con diversi piani emotivi e competitivi a seconda di come cambiano le condizioni. Ho imparato ad ascoltare il mio corpo, a pianificare meno e a inserirmi nel flusso di quello che accade”.

Quindi, cosa ti spinge a metterti alla prova in questa gara?
“Devo dire che la bellezza delle montagne è davvero unica, passarci dentro dei giorni interi è gratificante. Quest’anno però avrò un altro fine. Sono diventato papà, voglio passare la linea del traguardo con mio figlio. Magari sollevarlo dopo 330 chilometri mi distruggerà (ride, ndr), ma questo è il mio sogno per l’edizione 2021”.



Il Tor per te è un fatto di famiglia. Il papà ti segue sempre nei campi vita e ti supporta.
“È vero. Dal 2012 l’ho sempre avuto al mio fianco, ormai conosce il tracciato meglio di me. Mi dà un sacco di energia e di carica saperlo vicino, sono orgoglioso della sua presenza. Nel 2012 mi sono fermato cinque metri prima del traguardo per abbracciarlo, lo speaker mi ha chiesto di finire la gara, serviva per il cronometro… Ma per me a quel punto era secondario, ero con mio padre”.

Chi si appresta a correre per la prima volta il Tor, però, non avrà tuo padre ad aiutarlo. Che consigli vorresti dare ai runner amatoriali che tentano l’avventura della vita?
“Devono godersi la gara. Devono essere onesti con loro stessi e non pretendere nulla, correre come sanno fare e in base a come si sono allenati. Devono essere flessibili e cambiare strategia se le cose non vanno come sperato. Si può anche camminare, l’importante è godersi il viaggio. Ci sono momenti belli, i cento metri dopo i ristori, dove c’è gente meravigliosa, sono i più facili (ride, ndr). Ma ci sono periodi anche brutti: io soffro ad esempio il segmento tra i 130 e i 160 chilometri, è sempre troppo caldo. Ma ognuno deve trovare la sua via”.



Che allenamenti farai nei prossimi giorni?
“Rispetto questa gara, come obiettivo mi sono dato di arrivare in 80/85 ore. Marco De Gasperi mi ha dato fiducia, anche per questo voglio provarci anche se arrivo da un infortunio alla schiena che mi ha tenuto fuori per oltre un mese. Adesso sto mettendo chilometri nelle gambe e cerco di fare più dislivello possibile. A ridosso della gara rallenterò molto, mi riposerò per arrivare al top della forma”.

E poi sarà già tempo di prepararsi alla prossima edizione…
“Sicuramente questa non sarà la mia ultima gara al Tor, voglio tornarci. Non so quando, dipenderà dalle situazioni e dalla mia preparazione. Comunque tornerò, questa è casa mia”.


Photo credits: Jose Miguel Munoz, Ruben Fueyo, Lorenzo Belfrond per Grivel
Share

Scopri di più

Scopri di più

Scopri storia
Quotation_SX Quotation_DX