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LA REGINA DEL TOR È A CACCIA DEL POKER

Tutti ti danno per favorita, ma il Tor è una gara troppo lunga per poter essere prevedibile. Silvia, che obiettivi ti poni?
“Il primo obiettivo è migliorarmi. Se lo faccio, sicuramente avrò molte possibilità di vincere. Io mi organizzo le gare così: mi fisso un tempo di arrivo, lo spezzetto sui vari segmenti del percorso e concordo la strategia con mio marito. Se le altre faranno meglio del tempo che mi sono prefissa di raggiungere, complimenti a loro. Ma la mia gara è contro me stessa, non solo per il risultato”.



Coi tempi e l’esperienza che hai non sarà certo facile migliorarti. Al Tor sei già stata cinque volte, questa è la sesta. Quando ti sei emozionata di più?
“Sicuramente la prima edizione a cui ho partecipato, era il 2016. Ero al top di forma, mi ero allenata perfettamente e volevo arrivare in 90 ore. Poi in gara è accaduto il caos: son stata male, ho avuto la febbre, le gambe non rispondevano più. Ho fatto promettere a mio marito che mi avrebbe impedito di tornare a gareggiare di nuovo al Tor. Ho sofferto, ho resistito alla tentazione di ritirarmi. Alla fine ce l’ho fatta, in 109 ore. E la prima cosa che ho detto al traguardo è stata: qui ci torno, è troppo bello”.

E dell’anno del record femminile sul tracciato (quella volta eri anche arrivata sesta nella classifica generale, a proposito di donne più forti degli uomini), cosa ricordi?
“Avevo in mente solo l’orologio, è stata un’ossessione. Ad ogni salita dovevo grattar via qualche minuto, ogni passaggio era fondamentale. Devo ammettere che mi sono gustata poco il percorso, ero sempre in tensione. Ma per ottenere certi risultati purtroppo è necessario. A mia discolpa però posso dire che conosco davvero bene questi sentieri, ci passo anche l’estate con la famiglia. Dunque, per una volta, ho voluto pensare più al risultato che non al paesaggio”.



Nel 2018 hai vinto in 88 ore, l’anno dopo il record, lo scorso anno hai fermato il cronometro attorno alle 89 ore. Come ti stai preparando a questa edizione?
“Per la prima volta ho deciso di provare a fare davvero tanta, tanta strada. Mi sono scritta a quattro “cento miglia”, gare durissime che mi permetteranno di mettere chilometri sulle gambe. Sono sempre con la valigia pronta, sulle Alpi tra Italia e Svizzera ogni week end c’è una gara. Di solito mi preparavo con meno chilometri. Vediamo come reagirà il mio fisico”.

È questo un consiglio che daresti anche al runner amatoriale che prova per la prima volta il Tor?
“Non lo so, ogni corpo ha la sua resistenza e la sua capacità di recupero. In molti mi cercano e mi chiedono consigli su come affrontare il Tor. Ad una mia cara amica, che l’ha corso per la prima volta nel 2021, ho suggerito semplicemente che doveva goderselo. L’obiettivo è arrivare al traguardo, avendo vissuto al meglio il percorso. Serve dimenticarsi del tempo, andare avanti con tutte le energie possibili e divertirsi: parlare con le persone, far fotografie, emozionarsi quando amici e parenti arrivano ai ristori. Ecco, questo è il mio Tor. Pura gioia, puro divertimento. E speriamo anche con un buon tempo”.
 
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