Dicono che le montagne siano maestre mute che crescono discepoli silenziosi. Nella fatica delle salite, nella maestosità degli orizzonti, nell’adrenalina della sfida e nella pace del riposo si distillano insegnamenti validi per tutti, tanto per chi vive le vette per un trekking domenicale, tanto per chi li ha trasformati nella propria casa. Sui monti, per imparare e per scoprire. Sta dentro questa alchimia di emozioni il camp in Valtellina organizzato da Marco De Gasperi.
Il sei volte campione del mondo ha chiamato a raccolta gli enfant prodige dello scialpinismo nazionale, tutti giovani promesse che d’estate si dilettano a correre (alcuni con risultati eccellenti). Tra di loro tre donne e due maschi: Lisa Moreschini, Samantha Bertolina, Silvia Berra, Rocco Baldini e Pietro Festini. Gli occhi degli addetti ai lavori sono puntati in particolare su Rocco e Silvia, i loro exploit alle Olimpiadi di categoria hanno attirato l’attenzione di molti. Ma nel gruppetto c’era anche chi aveva già provato la casacca azzurra di corsa in montagna e chi, semplicemente, voleva provare l’effetto che si vive nel correre, senza sci o scarponi addosso. Liberi tra i monti.
Questa strana estate senza gare li ha portati in una sorta di viaggio iniziatico al Rifugio Federico in Dosdè, sui 2.133 metri di una delle valli più belle di Sondrio e della Valtellina. Una meta che gli appassionati di skyrunning dovrebbero visitare almeno una volta nella vita. Il rifugio è infatti gestito da Adriano Greco, precursore dello sci alpinismo moderno, nel corso di decenni ha allevato generazioni di atleti. Passare del tempo con lui è entrare dentro la storia dello sport di montagna. “E’ stato un maestro anche per me, ho imparato lo sport di montagna da lui”, racconta De Gasperi che ha voluto portare le sue giovani promesse proprio qui, per riscoprire le vette in gruppo, senza necessariamente avere la pistola del cronometro puntata alla testa.
Il camp in Valtellina è iniziato venerdì 17 luglio, con una rilassante camminata verso il rifugio. Il giorno dopo sessione di fotografia e video con Riccardo Selvatico, uno dei migliori del settore in Italia. Anche questa, una esperienza nuova. “Per alcuni era la prima volta, ma entrare nel mondo dei professionisti impone anche attività di questo genere”, ha spiegato De Gasperi. “Sapersi proporre con immagini mozzafiato a volte vale molto”. Poi il team si è dedicato all’avventura, con una slackline collocata a quattro, cinque metri di altezza sopra al torrente che corre vicino al Federico in Dosdè. “I ragazzi avevano un bell’equilibrio, è stato divertente anche vederli cadere”.
La sera, dopo cena, è iniziato l’attacco alla cima. Con le pile frontali in testa, nella frizzante aria dei duemila metri, il gruppo ha raggiunto il bivacco Capanna Dosdè. “Per chi è abituato a dormire a casa propria o al massimo in hotel è una notte indimenticabile”, racconta ancora De Gasperi. “Il bivacco ti permette di tornare all’essenza della montagna, alla riduzione dei bisogni all’essenziale”. E poi: il buio, le stelle, l’aria pulita non hanno prezzo. Come l’alba a quota 2.800 metri.
Ma non era finita. Domenica mattina il gruppo ha attaccato la Cima di Saoseo (3.265 metri di altezza), prima di ridiscendere lungo un nevaio dove far duettare la forza di gravità e la pura gioia della velocità. La miglior gioventù dello scialpinismo azzurro impegnata a correre con uno degli atleti più forti che l’Italia della corsa in montagna abbia mai avuto. Leggerezza nei movimenti e potenza muscolare, maestro e allievi uniti dal respiro eterno dello sport che salda generazioni diverse e le mette a confronto.
“È stata una esperienza formativa sia dal punto di vista umano che sportivo”, trae questo bilancio De Gasperi. “È importante per questi atleti così promettenti nello scialpinismo mettersi a confronto con la corsa in montagna, meglio se in periodi di allenamento collettivo così intensi e simbiotici. Li aiuta a far team building, li aiuta a crescere sia come persone che come professionisti. E poter confrontarsi con chi la storia di questo sport l’ha scritta, come appunto Greco, è ancor più decisivo. Siamo tornati arricchiti e più forti. Come sempre, d’altro canto, quando si torna da una corsa tra i monti”.
Credits: Riccardo Selvatico