Il tuo carrello è vuoto
Il tuo carrello è vuoto
"L’obiettivo è di tentare la scalata di questa bellissima parete himalayana in stile alpino, con un team composto solo due alpinisti. Le difficoltà da affrontare saranno molteplici e riguarderanno non solo gli aspetti tecnici e di acclimatamento connessi ad una prima ascensione in stile alpino ad alta quota, ma anche tutti gli aspetti organizzativi e logistici della spedizione; infatti la montagna si trova in una zona fuori dalle classiche rotte commerciali. Bisognerà cercare, oltre alla migliore e più sicura via di salita, la zona più idonea dove allestire il Campo Base e l’itinerario per avvicinarsi alla montagna. La spedizione avrà una durata di circa 45 giorni. Per la fase di acclimatamento si utilizzeranno i numerosi colli e vette adiacenti alla zona in cui si pensa di installare il Campo Base, sui quali è possibile raggiungere abbastanza agevolmente i 6000 Mt. di quota. La decisione di tentare questa parete con un piccolo team non è stata casuale; infatti questo stile di salita è pienamente in linea con i criteri ispiratori del progetto “Vertical Dreams”, ovvero volersi confrontare tramite criteri moderni e in modo onesto con le più appassionanti sfide che l’alpinismo tecnico in alta quota offre."
Il Chamlang è una montagna quasi del tutto inesplorata della catena himalayana nepalese e si trova a 10 km di distanza dal Makalu nella Hongu Valley. Nella lingua locale quando si usa la parola Chamlang si intende lo sbatter d’ali di un grosso uccello. Leggenda narra che le bianche pareti di questa montagna proteggono le popolazioni locali dall’attacco di un enorme mostro che ha le sembianze di un grosso uccello bianco. Questa montagna nonostante non sia tra le più famose e conosciute al mondo è stata scalata diverse volte da grandi nomi dell’alpinismo himalayano. Il Chamlang infatti era già stato notato nel 1954 da Sir Edmund Hillary ( primo uomo al mondo assieme allo Sherpa Tenzing Norgay a raggiungere la vetta dell’Everest ) che già allora rimase colpito dalle sue enormi difficoltà tecniche. La vetta fu raggiunta per la prima volta nel 1962 dal versante ovest da una gigantesca spedizione Giapponese guidata dal Dr. Seiki Nakanonel e finanziata dalla Hokkaido University.
Questo team per scalare la montagna affrontò ben 4 mesi di spedizione partendo dall’India e attraversando tutto il Nepal a piedi. La spedizione che aveva anche uno scopo scientifico, durante il trekking di rientro esaminò, nel villaggio di Pangboche, alcuni reperti che si pensava appartenessero al leggendario Yeti, l’uomo delle nevi. Dopo alcuni esami però gli scienziati concordarono che i resti esaminati non erano altro che della pelle di scimmia e i resti mummificati di una mano appartenente ad una donna Mongola. La catena del Chamlang ha tre vette ben distinte: la vetta occidentale 7319 mt, quella centrale 7180 mt e quella orientale 7235 mt. Le tre vette sono collegate tra loro da un lunga cresta lunga circa 6 km. Il 16 maggio 1984 una cordata guidata da Jean Afanassieff e composta da Doug Scott, Michael Scott, e Ang Phurba (Shepa) realizzò un grande impresa effettuando la prima traversata di tutte e tre le cime del Chamlang. Così facendo i 4 alpinisti si assicurarono anche la prima salita ufficiale della vetta Orientale e Occidentale. Recentemente, il 19 ottobre 2015, gli alpinisti baschi Alberto Iñurrat-egi, Juan Vallejo e Mikel Zabalza, hanno messo a segno un grande exploit ripetendo in stile alpino la via giapponese del 1986. Sono arrivati in vetta al Chamlang e rientrati al campo base dopo un bivacco a 6600 metri di quota.
Ed è proprio su questa montagna che Francois Cazzanelli e Marco Farina vogliono mettersi alla prova.
Sicuri della bravura di Francois e del suo socio di cordata, non ci resta che fargli un grosso in bocca al lupo.