Voortrekker è la nuova via liberata dallo scalatore ascolano a Frosolone. Stregato dalla sua bellezza, era “quella giusta” provare a toccare un nuovo aspetto della scalata che mancava a Mauro: quello delle vie estreme.
Mauro, possiamo dire che la fiera ti ha portato fortuna?
Si possiamo dirlo! Considerando che sono rientrato dalla fiera il mercoledì notte e il venerdì sono arrivato in cima al mio sogno.
Ricordo ce ne parlasti l'anno scorso proprio durante la fiera. I tuoi occhi si illuminavano al pensiero di passare il boulder sommitale. Cosa ti ha affascinato della via tanto da spingerti ad investirci tempo? A proposito, come si chiama?
La via non ha avuto un nome fino a qualche giorno fa, ora si chiama “Voortrekker” il leggendario Vecchio e saggio elefante della Namibia, trasferitosi assieme ad altri esemplari della sua famiglia in un’area desertica, adattandovisi e ripopolando l’area dopo che la specie precedente si era estinta a causa del bracconaggio.
Nella lingua africana Voortrekker significa “quelli che vanno avanti” o “pioniere”.
Fu lui ad insegnare le strategie per sopravvivere in queste zone aride ad i nuovi arrivati, attraverso l’esempio, il suo ruolo è stato prezioso proprio per questo, fino all’ultimo dei suoi giorni in cui è stato ucciso a fucilate.
Sin dal primo giorno che l’ho scovata sono stato stregato dalla sua bellezza, ho intuito che la linea fosse perfetta, “quella giusta” per andare a provare a toccare un nuovo aspetto della scalata che a me mancava, quello delle vie estreme.
Hai pensato ad un grado per questa via?
Purtroppo questo è l’aspetto meno poetico di tutto questo mio intimo processo, poiché l’arrampicata attraverso i gradi diventa sport, mentre a me piace viverla soprattutto come un’arte.
Si tratta senza dubbio della via più difficile che io abbia mai salito, che richiede una buona destrezza boulderistica. Per la quotazione ho una mia idea, ma aspetto il parere di scalatori più ferrati in questa materia.
Si tratta di una prima salita di altissimo livello che si aggiunge alla lista delle tue "creazioni". Quanto è importante per te la ricerca di nuove linee piuttosto che la ripetizione di testpiece?
Per me la scalata è creazione, io so cosa per me è importante, non ho tempo di ripetere ciò che è già stato vissuto. So vedere le linee e ne intuisco la bellezza, mi affascinano sia quelle sui sassi, che quelle sulle pareti più grandi, mi piace immaginare nuovi metodi di salita ed intuirne il loro valore di stravaganza, vivo per creare, mi piace sentire le vibrazioni di ciò che invento, credo sia una forma maniacale del bisogno di un creativo. Attraverso il nuovo io mi prendo la parte di vita più felice!
Il mio più grande obiettivo nella scalata è stato ed è ancora oggi quello di cercare di stupirmi, attraverso il bello che la roccia non smette mai di mostrarmi.
Oltre che un atleta di alto livello sei un imprenditore di successo, come riesci a conciliare i tuoi impegni professionali con l'arrampicata?
Lottando continuamente per avere del tempo da utilizzare per portare avanti ciò che è la mia linfa vitale, che mi da anche l’energia per essere padre, compagno e titolare di E9, la mia immensa passione per l’arrampicata!
In ogni attimo di ogni giornata io sono uno scalatore, sono coerente e non smetto mai di esserlo, anche se il tempo che ho a disposizione non è gran che, ma cerco di farlo fruttare al meglio.
Svelaci un segreto sulla tua leggendaria forza
Attualmente la mia forza sono le... Drago!